Quarantaquattro anni fa, il 12
dicembre del 1969 una bomba di chiara matrice neofascista esplodeva nella Banca
Nazionale dell'Agricoltura di Milano provocando 17 morti e 84 feriti. Quello di
piazza Fontana fu il più sanguinoso dei 140 attentati compiuti in Italia tra il 1968 e il 1974.
Fu l'inizio della strategia
della tensione, della stagione del
terrorismo e dell'eversione che causò tante vittime innocenti e che aveva come
obiettivo quello di colpire le basi della nostra Democrazia, di ferire a
morte la Repubblica nata dalla Resistenza e basata sulla Costituzione.
Nonostante numerosi processi e
diverse sentenze, nonostante i colpevoli siano stati chiaramente individuati,
per questa strage e per molte delle altre, nessuno ha mai pagato.
Questa nostra iniziativa di
oggi non vuole solamente rendere il doveroso tributo di memoria ai caduti, ai
feriti ed ai loro familiari, ma offrire l’opportunità per riflettere su una
vicenda che presenta ancora troppi lati oscuri, a partire dal ruolo svolto dagli
apparati deviati dello Stato.
Vogliamo raccontare quanto
successo a chi, come me, per motivi di età, non c’era in quegli anni;
vogliamo inoltre parlare, attraverso le diverse
voci che state ascoltando, di tutte le altre stragi di cui siamo tutti vittime
ogni giorno.
Vogliamo verità e giustizia,
vogliamo che si aprano tutti gli armadi e si svelino tutti i segreti, anche per
essere certi che queste tragiche vicende non possano verificarsi mai più in
nessuna parte d’Italia.
Per noi dell’ANPI
(l’associazione dei Partigiani d’Italia oggi aperta a tutti gli antifascisti
come me) ricordare la strage di piazza Fontana serve a ricordare i pericoli che
la nostra democrazia sta ancora correndo.
Questo orrendo crimine è stato
“ispirato e organizzato da forze reazionarie che nelle provocazioni e nel
terrorismo hanno cercato l'occasione per sovvertire la nostra democrazia e
istaurare nuove dittature.
La Resistenza ha aperto nel nostro
Paese un processo irreversibile di progresso sociale, dettato chiaramente
dalla Costituzione. Il richiamo alla
Resistenza, all'antifascismo, agli ideali di libertà e democrazia e alla
Costituzione stessa è stato fondamentale per chi le istituzioni repubblicane ha
continuato a difenderle e servirle onestamente.
Ma solo grazie alla forza di molteplici
forme di partecipazione, sensibilizzazione e mobilitazione sociale e politica
democratiche, a tutti i lavoratori, agli studenti e ai cittadini che non si
sono arresi alla paura, la nostra Democrazia si è salvata fino ad oggi.
Il nostro Paese ha sconfitto il
fascismo con la Resistenza, ma purtroppo, ancora oggi, anche a causa della
crisi recessiva usata appositamente per mettere in discussione le importanti
conquiste sociali del secolo scorso, vediamo il proliferare di movimenti
neofascisti, neonazisti e populisti che si caratterizzano con ripetute manifestazioni,
aggressioni, intimidazioni, e con l’apertura
di nuove sedi e di nuovi punti di riferimento, concessi persino da enti
pubblici.
Inoltre, assistiamo a continui
attacchi politici alla Costituzione, come se la colpa della crisi fosse da
attribuire alla nostra Carta fondamentale e non agli errori della politica e alla
disonestà
Proprio per tenere alta
l’attenzione su questi due temi strettamente legati alla nostra storia recente,
per difendere fino all’ultimo l’impostazione della nostra Costituzione, l’ANPI
di Jesi, insieme a numerose altre associazioni (SpaziOstello, Arci, Libera,
Collettivo Via Libera 194, Centro Studi Libertari Fabbri, Italia Cuba, Ya
Basta, Emergency, Fiom CGIL Jesi e Polisportiva Ackapawa) si è fatta promotrice di due proposte di atto
di indirizzo della Giunta Comunale, in discussione proprio questi giorni, che
chiedono alla Giunta e al Consiglio Comunale di Jesi di
· non
concedere alcun locale o spazio che sia nella disponibilità
dell’Amministrazione Comunale a quelle organizzazioni che direttamente o
indirettamente si richiamano a ideologie razziste e xenofobe
·
ad attivarsi presso ogni parlamentare eletto nella Regione Marche affinché
si prodighi in tutti i modi possibili al
fine di scongiurare la deroga all'art. 138 o almeno consenta ai cittadini di
esprimersi con il referendum
·
a coinvolgere il Consiglio Comunale, le forze politiche, i sindacati, le
associazioni e i cittadini tutti nella difesa e piena attuazione della Carta
Costituzionale.
Abbiamo bisogno che i
lavoratori, i giovani, i cittadini siano garanzia di democrazia nella
difficilissima fase politica, economica e sociale che il nostro Paese sta
attraversando.
Da tutti noi deve ripartire una
vera e propria rivolta morale, basata sulla cultura della legalità, sul richiamo
alla Costituzione repubblicana, ai valori dell’antifascismo, della politica non
ridotta a miseri giochi di potere, ma dotata di progettualità e intesa come
servizio alla collettività e al bene comune.
Dai processi che si sono svolti
abbiamo avuto la conferma della matrice neofascista a scopo di intimidazione e
di eversione che la strategia della tensione si proponeva. Ora il nostro
compito è quello della memoria: quanto accaduto 44 anni fa deve diventare parte di una
consapevolezza storica dell'intero Paese, delle nuove generazioni e dei tanti
che hanno dimenticato. Dobbiamo
pretendere la verità sugli autori materiali, ma anche sui depistatori e su
coloro che, all'interno dello Stato, hanno spinto nella direzione contraria
alla ricerca della verità.
Sta a tutti noi mantenere alta
l’attenzione verso ogni nuovo tentativo di eversione e di attentato alla vita
democratica, quale che sia la forma in cui esso venga attuato, dobbiamo
pretendere il rispetto della verità, della convivenza civile, dei valori
fondanti della nostra democrazia, l'applicazione, la difesa e l'attuazione della
Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, baluardo e faro della nostra
democrazia. E' questo l'importante e impegnativo compito cui tutti noi siamo
chiamati.
Daniele Fancello
12 dicembre 2013
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