Monsano, 25 aprile 2014
Buon giorno e buon 25 aprile a tutti
Sono Maria Eleonora Camerucci e sono qui con voi oggi a rappresentare l'ANPI l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia nel giorno che con emozione ed orgoglio consideriamo “nostro” più di tutti gli altri.
Nostro perché oggi ricordiamo la Resistenza, una vicenda storica ricca di coraggio e d’ideali, che segnò la rinascita del nostro paese dopo la violenta dittatura fascista e la feroce occupazione nazista, restituendoci democrazia, libertà, uguaglianza, giustizia, nel rispetto delle diversità e del pluralismo.
Ho l’onore oggi di rappresentare L'ANPI che è la casa di tutti gli antifascisti senza distinzione di appartenenza politica, religiosa, sociale., Una casa le cui fondamenta sono state gettate dai partigiani 70 anni fa , ma le cui pareti sono cresciute in tutti questi anni grazie alla partecipazione e alla condivisione di ideali, di donne e uomini , ragazzi e ragazze che, nella memoria hanno coltivato le radici del futuro.
Perchè la memoria non è un concetto retorico , non è mero sinonimo di ricordo, ma è la base per diffondere e riaffermare sempre, con coraggio i valori della Resistenza.
La Resistenza è stato il momento fondativo della nostra democrazia, è stato il primo vero articolo della nostra Carta Costituzionale costato sacrifici enormi sia a chi ha combattuto, sia alla popolazione civile che ha contribuito anche indirettamente , aiutando i partigiani, alla lotta di Liberazione.
Vorrei sottolineare, contrariamente a quanto alcuni sostengono, che la Resistenza non fu una guerra civile ma una guerra di Liberazione, fu una lotta condotta contro il regime fascista che aveva azzerato ogni libertà e perseguitato ogni diversità, una lotta condotta contro un'occupante straniero che aveva sistematicamente seminato morte e distruzione.
Partecipare alla Resistenza fu una scelta di libertà, di cui ognuno si assumeva personalmente la responsabilità, nessuno li obbligava se non la loro coscienza.
La Resistenza fu essenzialmente una rivolta di giovani che avevano deciso di non
sottostare a un regime che li privava del pensiero, che imponeva loro, con metodi
coercitivi, una esistenza senza libertà. La scelta si imponeva perché non bastava più
esistere, c’era una consonante che faceva la differenza, quella R posta davanti a quel
verbo diventato sinonimo di rassegnazione, bisognava Resistere!
Ha ancora un senso parlare di Resistenza? Io dico di si, ora più che mai perché la
Resistenza non è mai finita e non finirà finché ci saranno tentativi di oscurare le
conquiste e i diritti sanciti dalla Costituzione .
La Costituzione è figlia della Resistenza perché i suoi principi fondamentali sono nati
con i partigiani e le partigiane nei sentieri di montagna , nelle città occupate, nelle
carceri affollate da chi lottava contro il fascismo:
Pensate all’art. 3 che sancisce il principio di uguaglianza, un valore insostituibile per
lo sviluppo di una società che si arricchisce con le sue diversità di genere, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
La Resistenza è una storia di diversità che, nella condivisione della lotta di
liberazione, diventano uguaglianza.
La Resistenza è stata anche una storia di donne. Per la prima volta nel nostro paese
uomini e donne si ritrovarono in montagna a condividere pericoli ed ideali, lasciati i
loro ruoli tradizionali di mogli, casalinghe, operaie, studentesse , migliaia di donne si
ritrovarono a combattere e a morire fianco a fianco con gli uomini per conquistare
un futuro diverso.
La partecipazione delle donne alla resistenza determinò un capovolgimento
repentino di tutto l'impianto culturale trasmesso da generazioni. Fu quindi tra i
partigiani che per la prima volta, maschi e femmine ebbero pari dignità , e il
principio di uguaglianza di genere, sancito dall'art.3 della Costituzione, non fu che il
riconoscimento formale di una conquista ottenuta sul campo.
La Resistenza fu anche la risposta alla segregazione, persecuzione e deportazione
determinate dalle leggi razziali fasciste, non tutti sanno che tra i tantissimi giovani,
che parteciparono spontaneamente alla resistenza, ci furono molti partigiani di etnia
Rom e Sinti. In Italia , dopo l'8 settembre del 1943, molti di loro fuggirono dai campi
di concentramento dove erano reclusi dal settembre 1940. Molti vennero rastrellati
dai fascisti e dai nazisti ed inviati nei campi di sterminio, ma alcuni riuscirono a
nascondersi e a partecipare alla lotta partigiana anche a costo della propria vita.
Credo sia doveroso ricordarli perché a causa della loro etnia questo popolo ha
pagato, e purtroppo ancora oggi sta pagando, un prezzo enorme ed anche a questi
eroi dobbiamo rendere onore in questa giornata. Quindi L’art. 3 non fece altro che dare valore formale al principio di uguaglianza di razza.
Numerosissimi (circa 2000) furono gli ebrei che parteciparono attivamente alla Resistenza (1000 inquadrati come partigiani e 1000 in veste di "patrioti") Circa 100 ebrei caddero in combattimento mentre altri , arrestati, furono uccisi o deportati nei campi di sterminio; anche il principio dell’uguaglianza tra religioni sancito dall’art,3 venne conquistato sul campo.
E’ storia, anche locale, quella che vede militare nelle brigate partigiane combattenti stranieri: russi , somali, slavi la maggior parte dei quali caddero in combattimento o furono barbaramente trucidati dai nazifascisti. Da questa esperienza nasce il principio di uguaglianza senza distinzione di lingua sempre sancito dall’art.3
E potrei continuare, con gli esempi, all’infinito perché sappiamo che tra i partigiani furono per la prima volta superate le differenze di condizioni personali o sociali, la resistenza fu una livella che mise esattamente sullo stesso piano contadini, operai, casalinghe, studenti, professionisti, ognuno di loro con le proprie opinioni politiche, ma con un unico comune denominatore: l’antifascismo.
Essere partigiani oggi significa attuare i dettami dell’art.3 della Costituzione, significa partecipare attivamente al processo di solidarietà e integrazione di tutte le culture che convivono con noi nel nostro paese , significa combattere ogni forma di razzismo e intolleranza che oggi sta avanzando pericolosamente, significa rispettare e difendere l’universo femminile da tutti gli attacchi feroci condotti quotidianamente contro donne vittime di una cultura retrograda e maschilista.
L’altro pilastro della nostra carta Costituzionale è l’art.1 “ l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”.
Anche le radici di questo articolo affondano nella Resistenza perché, l’art. 1 insieme all’art. 4 , che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, sono nati nelle piazze di Torino, Milano, Sesto San Giovanni con gli scioperi del 1943 , con il primo movimento di massa contro il fascismo nel pieno della guerra che vide solidali lavoratori di diverso orientamento. Questi imponenti scioperi, ancora nel corso del 43 contribuirono alla spinta che portò alla destituzione di Mussolini.
La Costituzione Repubblicana a partire dal suo art.1, non è che l’implementazione istituzionale di quelli che erano i valori degli strati più deboli della società e in particolare del mondo del lavoro.
Per difendere la democrazia oggi, è indispensabile mettere al centro il lavoro. La nostra Costituzione L’art.1 lo pone come diritto fondamentale della Repubblica.
Essere partigiani oggi vuol dire difendere il lavoro per i giovani, e per chi ne è stato espulso perché non funzionale al profitto, vuol dire difendere le organizzazioni
sindacali, soprattutto quelle che non concedono spazio a compromessi, vuol dire difendere lo statuto e i diritti dei lavoratori, contrastare le strategie che tendono a precarizzare e frammentare sempre di più il lavoro , che tendono a portare via il lavoro per ricrearlo altrove dove costa meno, creando così altro sfruttamento.
Si sta approfittando di questa drammatica situazione di recessione per togliere voce ai lavoratori, per erodere sempre di più i loro diritti senza tenere conto che sono proprio i lavoratori il patrimonio di una società , ce lo dice la Costituzione!
Come si attua questa Resistenza? Con la partecipazione! Partecipate alla vita politica del paese perché altrimenti la politica decide della vostra vita, del vostro lavoro e del vostro futuro senza chiedervi il permesso, siate consapevoli che i diritti ci appartengono, sono nostri , non di qualcun altro, e farli rispettare è compito di ognuno, ricordatevi che sui diritti non ci possono essere mediazioni altrimenti diventano privilegi per alcuni e ingiustizia per molti, non ci sono diritti su cui si può contrattare!
Cosi come la Costituzione, una delle poche cose che oggi mi rende orgogliosa di essere Italiana, non può essere smembrata e distorta nelle sue regole fondative.
La Costituzione è oggi ostaggio di una politica arrogante che pretende di rivedere l’impianto istituzionale con motivazioni assolutamente inconsistenti e antidemocratiche. La parola d’ordine è Riformare, generalmente si riforma qualcosa per migliorarlo ma la nostra Carta non ha bisogno di essere migliorata deve solo essere APPLICATA perché già contiene tutti i principi democratici di cui la nostra società ha bisogno. La Costituzione va difesa , mantenuta ma soprattutto applicata, la Costituzione non si tocca!
E’ necessario contrastare l’annullamento della rappresentanza democratica e il superamento del bicameralismo perfetto, perché limitando il consenso si rischia di far crescere sempre di più il disincanto e l’allontanamento dei cittadini dalla vita politica, il superamento del bicameralismo elettivo porterebbe ad una democrazia senza popolo e ad un popolo senza rappresentanza.
In un momento critico come quello che stiamo vivendo non è qualcosa a cui si può rinunciare, i diritti sociali non possono essere disponibili a seconda degli umori di una possibile maggioranza.
Difendere la Costituzione oggi vuol dire evitare un rischio per la democrazia.
Mi sembra doveroso concludere con un omaggio ad uno dei padri della Costituzione:
“Tra la libertà e la servitù, tra il privilegio e la giustizia, tra l’umanità e la ferocia, il popolo italiano fece la sua scelta, e questa si chiamò Resistenza. Questa è ancora la nostra scelta, questa sarà la scelta del nostro avvenire”
Piero Calamandrei
Maria Eleonora Camerucci
Segreteria ANPI sez. Di jesi