Monsano 2 giugno 2016
Buongiorno a tutte e tutti,
ringrazio sentitamente il
Sindaco Roberto Campelli e in maniera particolare l’Assessore Rosita Pigliapoco,
per avermi invitato qui oggi. Ringrazio e saluto tutti i neo diciottenni e le
loro famiglie, le associazioni combattentistiche e d’arma, i cittadini tutti.
Il 2 e 3 giugno 1946 si
tenne il referendum istituzionale con il quale gli italiani scelsero la
repubblica quale forma di Stato.
Io ritengo riduttivo, oggi,
che da parte dello Stato, si limiti tale festa alla sola parata militare,
Invece è importantissimo che a questa giornata
venga agganciato il tema della Costituzione, proprio come il Comune di Monsano,
e tanti altri in Italia hanno scelto di fare, coinvolgendo i giovani neo
diciottenni e le loro famiglie.
Quest’anno poi, è
impossibile celebrare il 2 giugno senza ricordare che nel 2016 si concentrano
ben tre anniversari: la Repubblica, il voto alle donne e la nascita
della Costituente. Tre anniversari che imprimono un carattere particolarmente
significativo ad una Festa che, per noi dell’ANPI , ha sempre avuto un’importanza del tutto particolare.
della Costituente. Tre anniversari che imprimono un carattere particolarmente
significativo ad una Festa che, per noi dell’ANPI , ha sempre avuto un’importanza del tutto particolare.
Dopo l’8 settembre 1943 che
segnò la fine della dittatura fascista, il 2 giugno per il popolo Italiano fu
il giorno della scelta decisiva, influenzata solo in parte dal comportamento
dei Savoia: la scelta se restare ancorati ai modelli del periodo prefascista,
oppure avviare con determinazione il cammino, magari non facile, verso una
democrazia, in cui i cittadini assumessero finalmente il ruolo – chiave, attraverso
la partecipazione.
Per i Partigiani che avevano partecipato alla Resistenza, una simile scelta non aveva alternative, perché in realtà ciò che volevano, tutti, era la fine della dittatura e la nascita di un sistema democratico, che andasse oltre, anche rispetto all’esperienza del periodo liberale.
La Repubblica fu, dunque,
per molti, la speranza di un futuro
diverso, nel quale non ci fosse più posto per qualsiasi forma di autoritarismo e
tanto meno di “sudditanza” dovendo il popolo diventare, finalmente, il vero
protagonista della scena politica.
diverso, nel quale non ci fosse più posto per qualsiasi forma di autoritarismo e
tanto meno di “sudditanza” dovendo il popolo diventare, finalmente, il vero
protagonista della scena politica.
Non a caso, del resto, nel
1946, si decise, finalmente, di riconoscere alle donne
il diritto di votare e di essere elette; ed anche questo era frutto di
un’aspirazione certo lontana nel tempo (i movimenti femministi risalgono alla
fine dell’800 ed alla parte iniziale del ‘900), ma consolidata con l’irruzione delle
donne sulla scena politica, negli anni della seconda guerra mondiale e
soprattutto tra il 1943 e il 1945, con l’assunzione di nuove e grandi responsabilità e compiti, come staffette, come partigiane, come protagoniste della Resistenzanon armata, infine come componenti dei “gruppi di difesa della donna”.
E’ nel 1946 che si concretizza quello che per molto tempo era stato il sogno
impossibile e che ora, dopo la Resistenza, appariva come imprescindibile, al di
là di ogni pregiudizio e di ogni timore. E non è un caso, che sempre nel 1946, e
proprio a seguito del voto del 2 giugno, fu eletta l’Assemblea Costituente, si
diede vita – cioè – al percorso che doveva creare le condizioni di vita e di
rapporti politici e sociali (anch’essi sognati nella Resistenza e finalmente avviati
alla realizzazione ) creando la struttura di quella che diventerà poi la nostra
Costituzione, destinata a durare nel tempo.
il diritto di votare e di essere elette; ed anche questo era frutto di
un’aspirazione certo lontana nel tempo (i movimenti femministi risalgono alla
fine dell’800 ed alla parte iniziale del ‘900), ma consolidata con l’irruzione delle
donne sulla scena politica, negli anni della seconda guerra mondiale e
soprattutto tra il 1943 e il 1945, con l’assunzione di nuove e grandi responsabilità e compiti, come staffette, come partigiane, come protagoniste della Resistenzanon armata, infine come componenti dei “gruppi di difesa della donna”.
E’ nel 1946 che si concretizza quello che per molto tempo era stato il sogno
impossibile e che ora, dopo la Resistenza, appariva come imprescindibile, al di
là di ogni pregiudizio e di ogni timore. E non è un caso, che sempre nel 1946, e
proprio a seguito del voto del 2 giugno, fu eletta l’Assemblea Costituente, si
diede vita – cioè – al percorso che doveva creare le condizioni di vita e di
rapporti politici e sociali (anch’essi sognati nella Resistenza e finalmente avviati
alla realizzazione ) creando la struttura di quella che diventerà poi la nostra
Costituzione, destinata a durare nel tempo.
La Costituzione è la carta
fondamentale che determina la struttura portante del nostro Stato, è la base
della vita politico-sociale del nostro Paese e il fondamento stesso della
convivenza civile.
Quella Italiana è entrata in
vigore il 1 gennaio 1948, a tre anni dalla Liberazione del paese e dalla fine
della Seconda Guerra mondiale, è una delle più avanzate del mondo, soprattutto perché costruita in
modo da non limitarsi ad elencare i diritti fondamentali, ma dare indicazioni
perentorie per la loro effettività e per la loro concreta attuazione. E’
inoltre una Costituzione democratica proprio perché si reagiva ad un ventennio
di dittatura e di sacrifici e si intendevano creare le condizioni perché la
democrazia riconquistata non potesse più essere messa in pericolo.
Illustrare la Costituzione articolo per articolo
richiederebbe tantissime ore e una conoscenza che io ovviamente non ho! Però vi
chiedo ancora un istante di poterci soffermare sui valori fondamentali della
nostra Costituzione che sono: la persona, il lavoro, la dignità, la libertà e
l’uguaglianza, la democrazia, l’etica, la legalità e aggiungo come
diritti-doveri la solidarietà e la partecipazione, ovvero il civismo cioè il senso della cittadinanza di appartenere
a una comunità.
Per concludere è inevitabile
confrontare i valori portanti della nostra carta costituzionale con quelli
sciaguratamente in voga oggi nel nostro Paese, dove imperversa la corruzione ad
ogni livello, dove si scatenano i più biechi razzismi, dove la solidarietà
sembra dimenticata, mentre assai spesso è messa in gioco perfino la dignità
della persona.
Questo quadro allarmante
deve indurci a far emergere più che mai i veri valori, quelli che possono
aiutare davvero il paese a migliorarsi e crescere. Per questo bisogna conoscere
la Costituzione, estrarre consapevolmente i valori che essa emana e farli
vivere nelle istituzioni, nella politica, nella società ed anche nei
comportamenti quotidiani, convincendosi che anche nei momnenti difficili sta
nella Costituzione e nei suoi valori, l’unica e vera prospettiva di
rinnovamento e di riscatto.
Ma soprattutto bisogna
amarla questa Costituzione: è la base e il fondamento della nostra convivenza
civile ed è un documento per ottenere il quale tante donne e tanti uomini hanno
sacrificato i propri interessi, la propria famiglia, la propria vita.
Per tutto questo, oggi il 2 giugno non può essere festeggiato solo come
l’anniversario di una scelta, pur decisiva, ma deve essere considerato nel
contesto di tutti gli anniversari che si celebrano nel 2016, perché fra di essi vi è
un legame strettissimo e indissolubile (Repubblica, voto alle donne,
Costituente), riconducibile ad un’unica matrice, la Resistenza ed alla volontà di
riscatto del popolo italiano.
Forse, nella mente dei
vincitori del voto del 2 giugno, vi fu solo in parte questa
consapevolezza complessiva; forse si coltivavano perfino speranze eccessive, al
limite delle illusioni. Ma intanto il dado era tratto, con la forma di Stato, col
riconoscimento del diritto universale di voto, con le basi gettate - con la
Costituente - per una Costituzione radicalmente innovativa, che fosse di rottura
netta col passato, ma anche di premessa ed impegno per un futuro
socialmente, politicamente e democraticamente diverso.
Tutto questo significa, dunque, oggi, il 2 giugno; e come tale lo festeggeremo,
anche se attraversiamo una fase non facile ed anche se è in atto uno scontro
proprio sulla Costituzione. Ma siamo intenti a “celebrare” la ricorrenza, non
tanto sulla base del ricordo storico, quanto e soprattutto sulla base della
conoscenza e della riflessione: per capire meglio chi siamo e da dove veniamo e
per guardare ad un futuro che potrà essere ancora incerto, ma non potrà mai
prescindere dalle scelte di settant’anni fa e di ciò che hanno rappresentato e
rappresentano tuttora nella vita e nei sentimenti del nostro Paese.
consapevolezza complessiva; forse si coltivavano perfino speranze eccessive, al
limite delle illusioni. Ma intanto il dado era tratto, con la forma di Stato, col
riconoscimento del diritto universale di voto, con le basi gettate - con la
Costituente - per una Costituzione radicalmente innovativa, che fosse di rottura
netta col passato, ma anche di premessa ed impegno per un futuro
socialmente, politicamente e democraticamente diverso.
Tutto questo significa, dunque, oggi, il 2 giugno; e come tale lo festeggeremo,
anche se attraversiamo una fase non facile ed anche se è in atto uno scontro
proprio sulla Costituzione. Ma siamo intenti a “celebrare” la ricorrenza, non
tanto sulla base del ricordo storico, quanto e soprattutto sulla base della
conoscenza e della riflessione: per capire meglio chi siamo e da dove veniamo e
per guardare ad un futuro che potrà essere ancora incerto, ma non potrà mai
prescindere dalle scelte di settant’anni fa e di ciò che hanno rappresentato e
rappresentano tuttora nella vita e nei sentimenti del nostro Paese.
Daniele Fancello
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