martedì 29 aprile 2014

VIVO. SONO PARTIGIANO

Care/i tutte/i,
quest'anno si commemora il 70°anniversario della Liberazione di Cingoli e della provincia di Macerata e per questo come Sezione A.N.P.I. di Cingoli e Apiro stiamo portando avanti diverse iniziative.

Una di queste iniziative intitolata "VIVO. SONO PARTIGIANO" nasce da una collaborazione con l'Atelier68Ter (laboratori e luoghi espositivo per l'arte).
Lo spazio espositivo dell'Atelier68Ter nasce all'interno dello Spazio Comune Autogestito TNT di Jesi per fare di ogni espressione d'arte un bene comune e non una merce. Per ribadire il diritto umano alla curiosità, alla conoscenza, all'interesse e per affermare la libertà di essere creativi.


VIVO. SONO PARTIGIANO
Racconto fotografico sulla Resistenza
foto inedite dall'archivio fotografico della Biblioteca "Ascariana" del Comune di Cingoli
e dall'archivio fotografico di Sandro Mosca
15-18 maggio 2014
inaugurazione ore 18:00
jesi_via gallodoro 68/ter

domenica 27 aprile 2014

Discorso MARIA ELEONORA CAMERUCCI 25 Aprile 2014 MONSANO

Monsano, 25 aprile 2014
Buon giorno e buon 25 aprile a tutti
Sono Maria Eleonora Camerucci e sono qui con voi oggi a rappresentare l'ANPI l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia nel giorno che con emozione ed orgoglio consideriamo “nostro” più di tutti gli altri.
Nostro perché oggi ricordiamo la Resistenza, una vicenda storica ricca di coraggio e d’ideali, che segnò la rinascita del nostro paese dopo la violenta dittatura fascista e la feroce occupazione nazista, restituendoci democrazia, libertà, uguaglianza, giustizia, nel rispetto delle diversità e del pluralismo.
Ho l’onore oggi di rappresentare L'ANPI che è la casa di tutti gli antifascisti senza distinzione di appartenenza politica, religiosa, sociale., Una casa le cui fondamenta sono state gettate dai partigiani 70 anni fa , ma le cui pareti sono cresciute in tutti questi anni grazie alla partecipazione e alla condivisione di ideali, di donne e uomini , ragazzi e ragazze che, nella memoria hanno coltivato le radici del futuro.
Perchè la memoria non è un concetto retorico , non è mero sinonimo di ricordo, ma è la base per diffondere e riaffermare sempre, con coraggio i valori della Resistenza.
La Resistenza è stato il momento fondativo della nostra democrazia, è stato il primo vero articolo della nostra Carta Costituzionale costato sacrifici enormi sia a chi ha combattuto, sia alla popolazione civile che ha contribuito anche indirettamente , aiutando i partigiani, alla lotta di Liberazione.
Vorrei sottolineare, contrariamente a quanto alcuni sostengono, che la Resistenza non fu una guerra civile ma una guerra di Liberazione, fu una lotta condotta contro il regime fascista che aveva azzerato ogni libertà e perseguitato ogni diversità, una lotta condotta contro un'occupante straniero che aveva sistematicamente seminato morte e distruzione.
Partecipare alla Resistenza fu una scelta di libertà, di cui ognuno si assumeva personalmente la responsabilità, nessuno li obbligava se non la loro coscienza.
La Resistenza fu essenzialmente una rivolta di giovani che avevano deciso di non
sottostare a un regime che li privava del pensiero, che imponeva loro, con metodi
coercitivi, una esistenza senza libertà. La scelta si imponeva perché non bastava più
esistere, c’era una consonante che faceva la differenza, quella R posta davanti a quel
verbo diventato sinonimo di rassegnazione, bisognava Resistere!
Ha ancora un senso parlare di Resistenza? Io dico di si, ora più che mai perché la
Resistenza non è mai finita e non finirà finché ci saranno tentativi di oscurare le
conquiste e i diritti sanciti dalla Costituzione .
La Costituzione è figlia della Resistenza perché i suoi principi fondamentali sono nati
con i partigiani e le partigiane nei sentieri di montagna , nelle città occupate, nelle
carceri affollate da chi lottava contro il fascismo:
Pensate all’art. 3 che sancisce il principio di uguaglianza, un valore insostituibile per
lo sviluppo di una società che si arricchisce con le sue diversità di genere, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
La Resistenza è una storia di diversità che, nella condivisione della lotta di
liberazione, diventano uguaglianza.
La Resistenza è stata anche una storia di donne. Per la prima volta nel nostro paese
uomini e donne si ritrovarono in montagna a condividere pericoli ed ideali, lasciati i
loro ruoli tradizionali di mogli, casalinghe, operaie, studentesse , migliaia di donne si
ritrovarono a combattere e a morire fianco a fianco con gli uomini per conquistare
un futuro diverso.
La partecipazione delle donne alla resistenza determinò un capovolgimento
repentino di tutto l'impianto culturale trasmesso da generazioni. Fu quindi tra i
partigiani che per la prima volta, maschi e femmine ebbero pari dignità , e il
principio di uguaglianza di genere, sancito dall'art.3 della Costituzione, non fu che il
riconoscimento formale di una conquista ottenuta sul campo.
La Resistenza fu anche la risposta alla segregazione, persecuzione e deportazione
determinate dalle leggi razziali fasciste, non tutti sanno che tra i tantissimi giovani,
che parteciparono spontaneamente alla resistenza, ci furono molti partigiani di etnia
Rom e Sinti. In Italia , dopo l'8 settembre del 1943, molti di loro fuggirono dai campi
di concentramento dove erano reclusi dal settembre 1940. Molti vennero rastrellati
dai fascisti e dai nazisti ed inviati nei campi di sterminio, ma alcuni riuscirono a
nascondersi e a partecipare alla lotta partigiana anche a costo della propria vita.
Credo sia doveroso ricordarli perché a causa della loro etnia questo popolo ha
pagato, e purtroppo ancora oggi sta pagando, un prezzo enorme ed anche a questi
eroi dobbiamo rendere onore in questa giornata. Quindi L’art. 3 non fece altro che dare valore formale al principio di uguaglianza di razza.
Numerosissimi (circa 2000) furono gli ebrei che parteciparono attivamente alla Resistenza (1000 inquadrati come partigiani e 1000 in veste di "patrioti") Circa 100 ebrei caddero in combattimento mentre altri , arrestati, furono uccisi o deportati nei campi di sterminio; anche il principio dell’uguaglianza tra religioni sancito dall’art,3 venne conquistato sul campo.
E’ storia, anche locale, quella che vede militare nelle brigate partigiane combattenti stranieri: russi , somali, slavi la maggior parte dei quali caddero in combattimento o furono barbaramente trucidati dai nazifascisti. Da questa esperienza nasce il principio di uguaglianza senza distinzione di lingua sempre sancito dall’art.3
E potrei continuare, con gli esempi, all’infinito perché sappiamo che tra i partigiani furono per la prima volta superate le differenze di condizioni personali o sociali, la resistenza fu una livella che mise esattamente sullo stesso piano contadini, operai, casalinghe, studenti, professionisti, ognuno di loro con le proprie opinioni politiche, ma con un unico comune denominatore: l’antifascismo.
Essere partigiani oggi significa attuare i dettami dell’art.3 della Costituzione, significa partecipare attivamente al processo di solidarietà e integrazione di tutte le culture che convivono con noi nel nostro paese , significa combattere ogni forma di razzismo e intolleranza che oggi sta avanzando pericolosamente, significa rispettare e difendere l’universo femminile da tutti gli attacchi feroci condotti quotidianamente contro donne vittime di una cultura retrograda e maschilista.
L’altro pilastro della nostra carta Costituzionale è l’art.1 “ l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”.
Anche le radici di questo articolo affondano nella Resistenza perché, l’art. 1 insieme all’art. 4 , che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, sono nati nelle piazze di Torino, Milano, Sesto San Giovanni con gli scioperi del 1943 , con il primo movimento di massa contro il fascismo nel pieno della guerra che vide solidali lavoratori di diverso orientamento. Questi imponenti scioperi, ancora nel corso del 43 contribuirono alla spinta che portò alla destituzione di Mussolini.
La Costituzione Repubblicana a partire dal suo art.1, non è che l’implementazione istituzionale di quelli che erano i valori degli strati più deboli della società e in particolare del mondo del lavoro.
Per difendere la democrazia oggi, è indispensabile mettere al centro il lavoro. La nostra Costituzione L’art.1 lo pone come diritto fondamentale della Repubblica.
Essere partigiani oggi vuol dire difendere il lavoro per i giovani, e per chi ne è stato espulso perché non funzionale al profitto, vuol dire difendere le organizzazioni
sindacali, soprattutto quelle che non concedono spazio a compromessi, vuol dire difendere lo statuto e i diritti dei lavoratori, contrastare le strategie che tendono a precarizzare e frammentare sempre di più il lavoro , che tendono a portare via il lavoro per ricrearlo altrove dove costa meno, creando così altro sfruttamento.
Si sta approfittando di questa drammatica situazione di recessione per togliere voce ai lavoratori, per erodere sempre di più i loro diritti senza tenere conto che sono proprio i lavoratori il patrimonio di una società , ce lo dice la Costituzione!
Come si attua questa Resistenza? Con la partecipazione! Partecipate alla vita politica del paese perché altrimenti la politica decide della vostra vita, del vostro lavoro e del vostro futuro senza chiedervi il permesso, siate consapevoli che i diritti ci appartengono, sono nostri , non di qualcun altro, e farli rispettare è compito di ognuno, ricordatevi che sui diritti non ci possono essere mediazioni altrimenti diventano privilegi per alcuni e ingiustizia per molti, non ci sono diritti su cui si può contrattare!
Cosi come la Costituzione, una delle poche cose che oggi mi rende orgogliosa di essere Italiana, non può essere smembrata e distorta nelle sue regole fondative.
La Costituzione è oggi ostaggio di una politica arrogante che pretende di rivedere l’impianto istituzionale con motivazioni assolutamente inconsistenti e antidemocratiche. La parola d’ordine è Riformare, generalmente si riforma qualcosa per migliorarlo ma la nostra Carta non ha bisogno di essere migliorata deve solo essere APPLICATA perché già contiene tutti i principi democratici di cui la nostra società ha bisogno. La Costituzione va difesa , mantenuta ma soprattutto applicata, la Costituzione non si tocca!
E’ necessario contrastare l’annullamento della rappresentanza democratica e il superamento del bicameralismo perfetto, perché limitando il consenso si rischia di far crescere sempre di più il disincanto e l’allontanamento dei cittadini dalla vita politica, il superamento del bicameralismo elettivo porterebbe ad una democrazia senza popolo e ad un popolo senza rappresentanza.
In un momento critico come quello che stiamo vivendo non è qualcosa a cui si può rinunciare, i diritti sociali non possono essere disponibili a seconda degli umori di una possibile maggioranza.
Difendere la Costituzione oggi vuol dire evitare un rischio per la democrazia.
Mi sembra doveroso concludere con un omaggio ad uno dei padri della Costituzione:
“Tra la libertà e la servitù, tra il privilegio e la giustizia, tra l’umanità e la ferocia, il popolo italiano fece la sua scelta, e questa si chiamò Resistenza. Questa è ancora la nostra scelta, questa sarà la scelta del nostro avvenire”
Piero Calamandrei
Maria Eleonora Camerucci
Segreteria ANPI sez. Di jesi

venerdì 25 aprile 2014

Orazione FRANCESCO SCARABICCHI Jesi 25 Aprile 2014

Francesco Scarabicchi

Jesi, 25 Aprile 2014

 


“Ricordatevi, ragazzi futuri, vigilate il governo,/sparate sulle strade se la libertà è assassinata/la guerra è morte e dolore, esplosione ed inferno/e quel che resta è ombra, amara e mutilata.” I versi sono del poeta Franco Matacotta; appartengono al suo libro del ’45 Fisarmonica rossa. “Per Matacotta - come scrisse il critico Carlo Antognini nel ’75 – l’accezione del termine “Resistenza” è così pregnante e risolutiva da estendersi, come una categoria dello spirito, contro qualunque forma limitativa della libertà, venisse pure dall’interno medesimo del mondo in cui crede e per cui lotta.”. Non distante dalla conterranea Joyce Lussu che annotava nel ‘92: “E mi infastidiva quando in Italia venivo festeggiata come veterana della campagna 1943-1945 o dovevo assistere a retoriche commemorazioni del 25 aprile, come se si trattasse di un capitolo chiuso, come se l’aver fatto vent’anni prima quello che ovviamente andava fatto costituisse una giustificazione dell’intera resistenza, un titolo di merito permanente e definitivo. La resistenza bisognava continuare a farla, senza far finta che il fascismo fosse stato debellato e senza dimenticare che molti popoli spazi legali e costituzionali non li avevano ancora, e dovevano ancora affrontare la guerra per la loro sopravvivenza.”

La fedeltà ad una data – il 25 aprile 1945 - è questa conferma della sua validità nel presente che siamo, ferito dalla negazione del diritto e della legalità. Averne coscienza storica e civile significa anche testimoniare la verità della memoria che coniuga lo strazio lacerante di ieri con il dolore della cronaca di oggi, ribadendo che nulla è acquisito per sempre, che nessuna libertà è garantita e conquistata dal passo di una evoluzione che origina dai disastri e di quei disastri fa coscienza e valore. La guerra nazifascista, l’occupazione, le deportazioni, i campi di concentramento e di sterminio, la liberazione città per città, paese per paese, strada per strada, sono gli eventi che segnarono quel presente che purtroppo non ha impedito altri strazi nei cimiteri del mondo, in quella mattatoriale geografia che ogni volta ha ridisegnato il volto degli stati e dei continenti. Il terrorismo di qualsiasi natura e specie è un altro volto del dominio e della disperazione che l’Aprile illumina perché si rammenti e si sappia, contro l’indifferenza e l’ignoranza, contro l’apatia e la rimozione, in uno stordimento che cancella vittime e carnefici, come se ogni accadimento fosse la sua protesi virtuale e non la barbarica realtà che non si spegne prima di coricarsi ma dura e prosegue nonostante il sonno. La vocazione a non dimenticare cammina di pari passo con l’esigenza di opporsi, di sapere, di capire, di distinguere. A sancire passato e presente c’è il silenzio assoluto del monumento del Pincio, ad Ancona, dello scultore Pericle Fazzini, la sua ferita e viva verità. Quel monumento realizzato negli anni Sessanta non appartiene solo ad Ancona, ma al mondo e non si lega esclusivamente agli eventi di quasi settant’anni fa, bensì svetta, dall’alto della collina guardando il mare, a  rammentarci che ogni giorno di ogni anno dobbiamo resistere, proprio onorando l’origine del verbo che vuol dire fronteggiare, reggere, durare, non cedere.

Nel luglio del 1943, nell’insonnia delle  notti, Benedetto Croce appunta sul suo diario questa frase: “ma l’Italia è un presente doloroso”. L’aggettivo inciso sulla pagina di quel luglio rintocca, oggi, sebbene sia diverso, con la stessa afflizione per la nazione   
umiliata, tradita, impoverita non solo economicamente, ma nel suo profondo spirito vitale, nella sua fiducia, nella sua vocazione ad essere uno Stato retto da una Costituzione e da un Parlamento che dovrebbe non abdicare mai al proprio rigore, alla propria intransigenza tutelata e protetta dal Diritto. Il “presente doloroso dell’Italia” di oggi non deve essere una resa di fronte ad una inadeguatezza della classe politica tutta intera nei confronti proprio della Costituzione che non è un utensìle, ma il cuore pulsante che va difeso e protetto come ogni cosa che indichi la direzione e la via. Resistere, quindi, affinché la carta costituzionale non subisca sfregi e mutilazioni, ma resti l’atto più alto che una Repubblica possa conquistare a caro prezzo, come il lavoro. Il dolore del presente è anche la totale perdita di certezze, di punti di riferimento e di approdi, lasciando a noi lo sbandamento e la vertigine. Dov’è finita la memoria della Storia che consentiva ad ognuno di riconoscere il proprio passato per comprendere e attraversare il presente, l’unico cantiere dove si edifichi il futuro? Come renderci conto che quella che da tempo definiamo “crisi” è, in realtà, la fine di un mondo, il disfacimento integrale, la sua consumazione? Conosciamo gli effetti letali, la capacità di sconvolgere, ma non vediamo bagliori nel buio. Qui dobbiamo nuovamente avere il coraggio della ragione e resistere per confermare il “si” alla vita contro la morte della coscienza e lo spegnersi del sogno che è un atto concreto di verità, tra volontà e desiderio, tra impegno e necessità.


Tutto questo è già stato scritto da Antonio Gramsci, al termine di una lettera alla moglie il 27 giugno 1932, dalla Casa Penale di Turi dove era rinchiuso. “Occorre bruciare tutto il passato e ricostruire tutta una vita nuova: non bisogna lasciarsi schiacciare dalla vita vissuta finora, o almeno bisogna conservare solo ciò che fu costruttivo e anche bello. Bisogna uscire dal fosso e buttar via il rospo dal cuore.”

giovedì 24 aprile 2014

Le proposte di riforma costituzionale ed elettorale: l'Anpi lancia l'allarme

Le proposte di riforma costituzionale ed elettorale: l'Anpi lancia l'allarme

Il Comitato nazionale dell’ANPI rileva che:
- l’indirizzo che si sta assumendo nella politica governativa in tema di riforme e di politica istituzionale non appare corrispondente a quella che dovrebbe essere la normalità democratica;
- si sta privilegiando il tema della governabilità (pur rilevante) rispetto a quello della rappresentanza (che è di fondamentale e imprescindibile importanza);
- si continua nel cammino - anomalo - già intrapreso da tempo, per cui è il Governo che assume l’iniziativa in tema di riforme costituzionali e pretende di dettare indirizzi e tempi al Parlamento;
- un rinnovamento della politica e delle istituzioni è essenziale per il nostro Paese, come già rilevato nel documento dell’ANPI del 12 marzo 2014;
- sono certamente necessari aggiustamenti anche del sistema parlamentare, così come definito dalla Costituzione, rispettando peraltro non solo la linea fondamentale perseguita dal legislatore costituente, ma anche le esigenze di centralità del Parlamento, della rappresentanza dei cittadini, del controllo sull’attività dell’Esecutivo, delle aziende e degli enti pubblici, in ogni loro forma e manifestazione;
- in questo contesto, è giusto superare innanzitutto il cosiddetto bicameralismo “perfetto”, fondato su un identico lavoro delle due Camere e quindi, alla lunga, foriero anche di lungaggini e difficoltà del procedimento legislativo; ma occorre farlo mantenendo appieno la sovranità popolare, così come espressa fin dall’art. 1 della Costituzione e garantendo una rappresentanza vera ed effettiva dei cittadini, nelle forme più dirette;
- il Senato, dunque, non va “abolito”, così come non va eliminata l’elezione da parte dei cittadini della parte maggiore dei suoi componenti; possono essere individuate anche forme di rappresentanza di altri interessi, nel Senato, come quelli delle autonomie locali, della cultura, dei saperi, della scienza; ma in forme tali da non alterare il delicato equilibrio delle funzioni e della rappresentanza;
- la maggior parte dell’attività legislativa può ben essere assegnata alla Camera, così come il voto di fiducia al Governo; ma individuando nel contempo forme di partecipazione e tipi di intervento da parte del Senato, così come previsto in molti dei modelli già esistenti in altri Paesi;
- in nessun modo il Senato può essere escluso da alcune leggi di carattere istituzionale, nonché dalla partecipazione alla formazione del bilancio, che è lo strumento fondamentale e politico dell’azione istituzionale e dei suoi indirizzi anche con riferimento alle attività di Autonomia e Regioni;
- tutto questo può essere realizzato agevolmente, anche con una consistente riduzione di spese, non solo unificando la gran parte dei servizi delle due Camere, ma anche riducendo il numero dei parlamentari, sia della Camera che del Senato, vista l’opportunità offerta dalla differenziazione delle funzioni;
- bisogna anche dire che concentrare tutti i poteri su una sola Camera, per di più composta anche col premio di maggioranza, lasciando altri compiti minori ad un organismo non elettivo, con una composizione spuria e fortemente discutibile ed obiettivi e funzioni altrettanto oscure, non appare rispondente affatto al disegno costituzionale, dotato di una sua intima coerenza proprio perché fatto di poteri e contropoteri e di equilibri estremamente delicati; un disegno che in qualche aspetto può – e deve – essere aggiornato, ma non fino al punto di stravolgere quello originario.
Queste sembrano, all’ANPI, le linee fondamentali di un cambiamento democratico delle istituzioni, che esalti il ruolo del Parlamento, rafforzi la rappresentanza dei cittadini in tutte le sue espressioni, ed assegni ad ognuna di esse il ruolo che le compete secondo gli orientamenti generali della Carta Costituzionale e le esigenze della democrazia, da perseguire con economicità di spesa ed efficienza dei risultati.
Appare, altresì, pacifico che deve essere riformato il titolo V della Costituzione, procedendo ad una più razionale ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, che elimini ragioni di conflitto e consenta agli organi centrali dello Stato di esprimere una legislazione di pieno indirizzo su materie fondamentali per tutto il territorio; definisca compiutamente e definitivamente il ruolo delle Regioni, a loro volta bisognose di riforme sulla base dell’esperienza realizzata dal 1970 ad oggi, che spesso le ha viste diventare altri organismi di centralizzazione dei poteri e le riconduca a funzioni di indirizzo e controllo e non di gestione; nonché precisi in modo conclusivo tutta la materia delle Province e degli enti intermedi, finora risolta con provvedimenti parziali che non sembrano corrispondere ad esigenze di effettiva razionalità e di contenimento delle spese.
Tutto questo richiederà tempi più adeguati, escluderà la fretta, rispondente, piuttosto che ad esigenze razionali, ad altro tipo di logiche; ma dovrà essere affrontato senza tergiversazioni e senza inopinati stravolgimenti dei metodi e degli stessi contenuti. Se è giusto porre rimedio ad alcune incongruenze strutturali rivelate dall’esperienza, l’obiettivo deve essere quello di farlo con saggezza e ponderazione, ed anche con le competenze necessarie, sempre preferibili alla improvvisazione ed all’incoerenza di una fretta dettata da ragioni molto lontane dal rispetto con cui si devono affrontare serie riforme costituzionali.
Ci sono, sul tappeto, diverse proposte; altre sono fornite dall’esperienza giuridica e politica di altri Paesi; le si esamini senza pregiudizi e insofferenze ed ascoltando pareri e proposte che possono contribuire al miglior esito delle riforme.
E si approfitti dell’occasione per un ripensamento della legge elettorale, che così come approvata da un ramo del Parlamento, non risponde alle esigenze di una vera rappresentanza e di democrazia e soprattutto contraddice, oltre alle attese di gran parte dei cittadini, le stesse indicazioni della Corte Costituzionale.
Infine, l’occasione non appare idonea per raccogliere l’antica esigenza, manifestata da altri Governi e sempre respinta, di un rafforzamento dell’esecutivo e del suo Presidente, che vada a scapito della funzione e del ruolo del Parlamento, al quale il Governo può indicare priorità, come è suo diritto, ma non imporre scadenze e calendari privilegiati rispetto a qualunque autonoma iniziativa del Parlamento.
Su tutti questi temi, l’ANPI è pronta a discutere e confrontarsi, ma prima di ogni altra cosa, intende informare i cittadini, perché sappiano qual è la reale posta in gioco e capiscano che questa Associazione, che si rifà a valori fondamentali e in essi trova la sua forza e la sua autorevolezza, intende esercitare non solo la sua funzione critica, ma anche la sua capacità propositiva, nel rispetto assoluto del suo ruolo e della sua autonomia.
Quando si tratta di difendere valori che si richiamano alla Costituzione ed alla democrazia, oltreché ai diritti di fondo in cui si esprime la sovranità popolare, l’ANPI non può che essere in campo, non per conservare, ma per innovare, restando però sempre ancorata ai valori ed ai princìpi della Costituzione.
Questa non è l’ora della obbedienza ai diktat, ma è quella della mobilitazione, a cui chiamiamo tutti i cittadini, per fare ciò che occorre con la dovuta ponderazione e col rispetto e la salvaguardia degli interessi fondamentali dei cittadini, che certo aspirano ad un rinnovamento, ma in un contesto equilibrato e democratico, corrispondente alle linee coerenti e chiaramente definite dalla Costituzione repubblicana.

mercoledì 23 aprile 2014

26 Aprile festa della Resistenza e della Liberazione

Il 26 Aprile 2014 la festa per celebrare il 70° anniversario della Resistenza e della Liberazione si svolgerà presso il centro sociale “l’Incontro”, in via Tessitori 2 bis a Jesi (di fronte alla palestra Carbonari).  Avrà inizio alle 18.00 con l’incontro con Hans Coppi Jr, figlio di Hans e Hilde Coppi, La festa proseguirà con le letture di poesie e brani della Resistenza da parte di  Milena Gregori, con un “apericena” e, a seguire, il concerto del gruppo “ Borgo del quarto sentiero”.  La sala  che abbiamo a disposizione,  è molto grande, quindi abbiamo pensato di ospitare i banchetti di tutte le Associazioni con cui da anni collaboriamo. Sarà un’ occasione per festeggiare insieme!

Per l’Apericena è necessario prenotarsi entro martedì 22 aprile. Il costo sarà di 10 euro a persona. Per le prenotazioni basta scrivere a anpijesi@aesinet.it oppure chiamando 340 2367345 (Daniele) 

Vi attendiamo numerosi!

sabato 19 aprile 2014

Buone feste di Pasqua

Care e Cari tutti,
tra pochi giorni sarà il 25 Aprile e come già sapete la nostra associazione sarà impegnata in numerosi eventi che vi elenco:

·         GIOVEDI 24 APRILE ore 14.30 Piazza Indipendenza Jesi partenza per la deposizione delle corone ai Cippi dei caduti ed al Famedio;

·         GIOVEDI 24 APRILE ore 16.30 Ancona Teatro delle Muse: Manifestazione ufficiale per le celebrazioni del 70° anniversario della Liberazione. Interverrà il nostro Presidente Nazionale CARLO SMURAGLIA. E’ molto importante una nostra grande partecipazione

·         VENERDI 25 APRILE ore 8.30 Orti Pace partenza della “Memoria va in bici”; ore 10.15 Monumento ai Caduti Viale Cavallotti Messa al campo; ore 11.15 Arco Clementino Partenza del Corteo; ore 12.00 Piazza Indipendenza saluto del Sindaco Massimo Bacci e intervento del Poeta e scrittore FRANCESCO SCARABBICCHI

·         VENERDI 25 APRILE una nostra delegazione sarà a MONSANO per le celebrazioni; L’oratrice ufficiale è ELEONORA CAMERUCCI. A seguire verrà presentato MARTIRIO di CARLO CECCHI E VITTORIO GRAZIOSI.

·         SABATO 26 APRILE dalle ore 18.00 presso il Centro Sociale “l’Incontro” Festa per il 70° della Liberazione. Interverrà HANS COPPI JR.

Vi propongo inoltre altri due importanti eventi:
Martedi 29 Aprile a Roma, al teatro Eliseo, manifestazione Nazionale dell’ANPI sulle riforme della Costituzione. Ci sarà un pullman gratis.
Mercoledi 30 Aprile nel pomeriggio a Badia Tedalda incontro con  la “Staffetta della Memoria” e cena.
Sia per la manifestazione a Roma che per incontrare la Staffetta della memoria, previa conferma della vostra presenza, ci organizziamo per il pullman o treno (Roma) e per le auto (Badia Tedalda). Il mio numero è 3402367345 o via mail anpijesi@aesinet.it


Il 26 Aprile 2014 la festa per celebrare il 70° anniversario della Resistenza e della Liberazione si svolgerà presso il centro sociale “l’Incontro”, in via Tessitori 2 bis a Jesi (di fronte alla palestra Carbonari).  Avrà inizio alle 18.00 con l’incontro con Hans Coppi Jr, figlio di Hans e Hilde Coppi, La festa proseguirà con le letture di poesie e brani della Resistenza da parte di  Milena Gregori, con un “apericena” e, a seguire, il concerto del gruppo “ Borgo del quarto sentiero”.  La sala  che abbiamo a disposizione,  è molto grande, quindi abbiamo pensato di ospitare i banchetti di tutte le Associazioni con cui da anni collaboriamo. Sarà un’ occasione per festeggiare insieme!

Per l’Apericena è necessario prenotarsi entro martedì 22 aprile. Il costo sarà di 10 euro a persona. Per le prenotazioni basta scrivere a anpijesi@aesinet.it oppure chiamando 340 2367345 (Daniele) o 3470446893 (Eleonora)

Vi attendiamo numerosi. Intanto inviamo i migliori auguri di buona Pasqua


Fancello Daniele




Ps Se hai già ricevuto questa lettera via mail falla vedere ad un amico o appendila in giro! Aiutaci a far conoscere l’ANPI!




domenica 13 aprile 2014

70° Anniversario dell'Eccidio di Via Cannuccia

Care e cari tutti,
anche la prossima settimana sarà ricca di eventi che ci vedranno in prima linea! Lo so questo periodo è davvero super intenso, ma il grande successo ottenuto in tutti gli eventi che abbiamo organizzato in questi mesi, i tantissimi giovani studenti che abbiamo incontrato ci devono far stringere i denti e continuare a fare tante iniziative ancora.  Solo in questo modo possiamo riuscire a tenere viva la memoria sulla Resistenza e a difendere la nostra Costituzione.
Gli appuntamenti di questa settimana sono:
MARTEDI 15 APRILE ore 21.15 al Circolo Arci “Fratelli  Cervi” incontro per ricordare il 70° anniversario dell’Eccidio di via Cannuccia
GIOVEDI 17 APRILE ore 21.15 presso la nostra sede Riunione per organizzare la festa del 26 Aprile
VENERDI 18 APRILE intitolazione del presidio di Libera ore 17.30 centro sociale l’incontro

In allegato trovate anche il manifesto della festa del 26 Aprile. Diffondetelo il più possibile! E soprattutto aiutatemi a raccogliere le prenotazioni. Dobbiamo essere in tanti, deve essere una grande festa!

Ci vediamo presto
Daniele Fancello


sabato 12 aprile 2014

Comunicato Stampa "La chiameremo Rita"

COMUNICATO STAMPA:  LA CHIAMEREMO RITA

La Sezione ANPI di Jesi e la Sezione ANMIG di Jesi hanno organizzato in occasione delle celebrazioni per il 70° anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione un incontro con Giuseppe Collamati, autore del libro “La chiameremo Rita”,

L’incontro patrocinato dal Comune di Jesi si svolgerà sabato 12 Aprile 2014 al Palazzo dei Convegni alle ore 18.00.
Dopo il saluto dell’Assessore alla Cultura Luca Butini, e delle associazioni organizzatrici, Giuseppe Collamati racconterà la terribile esperienza vissuta da Vittorio Verdolini giovane jesino scampato all’eccidio di  Treuenbrietzen

Vittorio Verdolini subito dopo l’8 settembre 1943 venne deportato nel campo di lavoro di Treuenbrietzen dove era costretto a produrre munizioni per l’esercito Tedesco. Il 23 Aprile 1945 si salva miracolosamente dal massacro compiuto dai tedeschi di tutti gli internati di quel campo di lavoro.

L’ANPI e l’ANMIG attraverso questo incontro vogliono tenere viva la memoria dei terribili fatti avvenuti 70 anni fa, per ricordare i protagonisti di quei terribili fatti e attraverso il ricordo cercare che quanto avvenuto non succeda mai più.





Per l’ANPI Sezione di Jesi
Daniele Fancello



Per l’ANMIG Sezione mandamentale di Jesi

Beatrice Bartolini

martedì 8 aprile 2014

Prossime iniziative

DATA
LUOGO
EVENTO
NOSTRO RUOLO
10 APRILE
ALFONSINE
Commemorazione
invitati
11 APRILE
IPSAA SALVATI
Ore 9.00
Incontro con gli studenti e Paolo Orlandini
invitati
11 APRILE
SEZIONE ANPI JESI
Gruppo di lavoro per preparare le lettere da mandare ai soci e le piante per i banchetti

12APRILE

Belvedere O.
Ore 9.30 piazza Martiri Patrioti
Banchetto tesseramento
Raccolta fondi
ORGANIZZATORI
12 APRILE
Palazzo dei Convegni
Dalle ore 16.00 allestimento
LA CHIAMEREMO RITA
CO ORGANIZZATORI

12 APRILE
Chiaravalle Sede ANPI
Presentazione Martirio

14 APRILE
SCUOLA MEDIA LORENZINI
Ore 9.00
Incontro con gli studenti e Paolo Orlandini
invitati
15 APRILE
12.15 – 13.15
IPSAA Pianello Vallesina
Incontro con gli studenti/ Progetto GUS
Invitati
17 APRILE
ORE 21.00
COMITATO DIRETTIVO per festa 26 Aprile

23 APRILE
ORE 15
Ancona Ridotto del teatro delle Muse
FORUM ANTIFASCISTA Seminario per i docenti “Per una pedagogia della Resistenza”
Con Raffaele Mantegazza e Hans Coppi Jr

24 APRILE
Ancona teatro delle Muse
8.30 – 13.00
16.30 – 20.00
FORUM ANTIFASCISTA

Incontro con le scuole
Manifestazione ufficiale per il 70° della resistenza

24 APRILE
Ore 14.30
Jesi cippi Commemorativi
DEPOSIZIONE CORONE




25 APRILE

MONSANO

ORGANIZZATORI
25APRILE

CUPRAMONTANA
Spettacolo “Banditi”
ORGANIZZATORI
25 APRILE
Commemorazione Jesi


Ore 8.30 La memoria va in bici (Orti Pace)
Ore 10.15 Messa (giardini pubblici)
Ore 11.15 Corteo (Arco Clementino)
Ore 12 Orazione
Ore 9.30 Banchetto

26 APRILE
Centro sociale l’Incontro
Dalle 18.00
FESTA SEZIONE ANPI DI JESI
ORGANIZZATORI




APRILE
Data da definire
Sede tnt
Mostra fotografica sulla Resistenza

30 APRILE
Moggiona/Badia tedalda/Macerata Feltria
Incontro con la “Staffetta della Memoria