mercoledì 27 luglio 2016

Discorso di MAURIZIO GABRIELLI 26 luglio 2016 72° Anniversario della Liberazione di Belvedere O.

Anpi di Jesi - Belvedere Ostrense 26 luglio 2016
                                              
Buonasera a tutti.
Sono Maurizio Gabrielli dell'Anpi di Jesi e sono particolarmente onorato di poter contribuire, con il mio intervento, alla commemorazione ed al ricordo della liberazione di questa citta' avvenuta esattamente il 26 luglio di 72 anni fa' anche perchè parte della mia famiglia proviene proprio dalle campagne di questo comune!
Per questo voglio innanzitutto ringraziare il Sindaco, l'Amministrazione Comunale, tutti i gruppi consiliari di Belvedere Ostrense, l'Anpi di Jesi, le Istituzioni Democratiche intervenute ed i cittadini tutti.
Per noi dell'Anpi, partecipare fattivamente nelle commemorazioni, risulta sempre molto toccante perche' ci permette di far rivivere i valori  che i nostri predecessori, sia  partigiani, che semplici cittadini impegnati contro l'oppressore nazifascista, hanno all'epoca portato avanti per la Liberazione dell'intero Paese.
Nel luglio 1944 a Belvedere, come in altri centri della vicina Vallesina, primo fra tutti Jesi, ci si apprestava all'atto finale!....Il Corpo Italiano di Liberazione, costituito a marzo dello stesso anno, stava avanzando da Sud, affiancato all'esercito polacco,  spesso con scontri anche durissimi come avvenne a Filottrano con 300 morti italiani (inizio di Luglio).   
Le truppe naziste iniziarono presto a ritirarsi e per la popolazione, fu un momento particolarmente difficile in quanto i tedeschi, coadiuvati sempre dai fascisti  locali, ritirandosi compirono tanti efferati crimini oltre che saccheggi e distruzioni.
La popolazione rurale, all'epoca formata quasi esclusivamente da famiglie di mezzadri, fu duramente colpita da questi saccheggi, mentre nelle citta, come a  Jesi, i nazifascisti si spinsero oltre compiendo eccidi e rappresaglie  proprio perche' l'invasore aveva chiara l'imminente fine e si apprestava a ritirarsi, non senza lasciare morte e distruzione dietro di se'.
Dicevo che la Liberazione era imminente e quella era l'aria che si respirava  e quando il 20 di Luglio, sempre a Jesi, gli alpini, scendendo da Montegranale,  entrarono in citta', per Belvedere, si tratto' di attendere nemmeno un giorno, infatti  il Corpo Italiano di Liberazione, percorrendo la strada che da Jesi conduce a San Marcello, giunse in breve anche nei pressi di Belvedere.
Il 21 di Luglio, apparentemente poterono avanzare senza resistenza fino a quando, nei pressi di un incrocio, sulla strada che conduce a Vaccarile, quasi allo scoperto, furono investiti dal fuoco incrociato dei tedeschi asserragliati in casolari e stalle del posto sul quale vennero fatte convergere altre pattuglie tedesche sostenute dall'artiglieria con cannoni e mortai.
La battaglia che ne scaturi duro' 5 giorni ed alla fine, quando sopraggiunse il 68° Reggimento di Fanteria, il 26 luglio ebbe termine con un bollettino tragico di circa 30 soldati italiani morti, 13 dispersi e 82 feriti.
Va' anche e soprattutto ricordato che Belvedere Ostrense diede un forte contributo alla lotta per la Liberazione anche con l'ausilio di diversi valorosi cittadini impegnati nella Resistenza Partigiana.
Era di  Belvedere Ostrense il partigiano giustiziato con la fucilazione dai fascisti a Jesi la mattina dell' 8 febbraio del 44 contro il muro del brefotrofio delle Pupille. Si trattava di Magnani Armando (elettricista). Era stato accusato  di aver preso parte al saccheggio, insieme ad un gruppo di partigiani, del grano all'ammasso di Staffolo per distribuirlo alla popolazione civile stremata ed affamata. Una targa, ma soprattutto i segni delle pallottole , ancora oggi fanno lugubre sfoggio nel muro dell' esecuzione, dove peraltro, il giorno seguente fu giustiziato l'altro partigiano Jesino Panti Primo (muratore).
Sempre di Belvedere Ostrense, furono i 4 partigiani che trovarono la morte sul Monte Sant'Angelo di Arcevia nell'eccidio perpetrato dai tedeschi coadiuvati dai fascisti locali, che stermino' per intero la famiglia Mazzarini (compresa la piccola Palmina di soli 6 anni). Famiglia rea di aver dato supporto e sostegno ai partigiani.
I loro nomi erano: Barchiesi Vittorio, Brutti Igino, Magnani Amerigo, Vannini Edgardo.
Vorrei soffermarmi su come la popolazione visse quel passaggio storico. Soprattutto coloro che abitavano le campagne, i coloni, perche' Belvedere come del resto altre contrade vicine, vivevano quasi esclusivamente di agricoltura.
Lo voglio fare con le parole e con fatti narrati da mio nonno, il piu' giovane fratello di una numerosa famiglia di mezzadri che abitava proprio in queste contrade tra Belvedere e San Marcello (in localita' Acquasanta) che visse quei momenti con lo stato d'animo tipico degli antifascisti della prima ora.
Premetto che fu solo per puro caso se mio nonno pote' raccontarmi le tante vicende che vissero lui e la sua famiglia nel periodo della seconda guerra mondiale. Infatti dopo aver partecipato alla spedizione per la conquista dell'Albania al rientro fu congedato per motivi di salute, mentre i suoi compagni di plotone, furono di nuovo inviati per una nuova missione, stavolta tragica, in Grecia dove tutti trovarono la morte.
Mi racconto' ad esempio, per rendere l'idea di come fosse difficile vivere l'era del ventennio, che uno dei suoi fratelli maggiori, si trovo' a Jesi proprio il giorno della visita del Duce in citta' (1938 se non erro) ed il corteo fascista che scorreva lungo Corso Matteotti era talmente blindato che si poteva restare solo stando ben fermi sul marciapiede. Siccome erano tutti accalcati, al fratello maggiore di mio nonno, che si trovava li di passaggio, non gli riusci di restare sul marciapiede e  dovette mettere un piede sul battistrada, a quel punto fu colpito da una scarica di manganellate dai gerarchi fascisti che gli provocarono la tumefazione del viso!  Stessa sorte toccava a chi non  usava il saluto fascista o peggio ancora se si indossava la cravatta rossa in pubblico.
All'Acquasanta, diversi  coloni mezzadri furono saccheggiati dai  tedeschi in ritirata, e tocco' anche alla famiglia di mio nonno.
Dovete sapere che per una numerosa famiglia di mezzadri, il possedimento, la ricchezza maggiore era quella dei buoi, unico mezzo per lavorare la terra  e quindi l'unico sostentamento per tutta la famiglia.
Quando i tedeschi in ritirata, si presentarono in massa alla loro casa colonica una sera all'imbrunire, le donne tennero stretti  i bambini e gli uomini opposero tutta la resistenza possibile per non farsi portare via i buoi, ma tutto fu vano. Tra una minaccia di un Kaput ed un'altra, si presero le 2 migliori paia di buoi con mio nonno ed un'altro suo fratello. Li videro allontanarsi al tramonto e la disperazione fu quella di aver perso buoi, figli e tutto, perchè senza buoi, non avrebbero potuto restare come mezzadri in quanto il padrone li avrebbe sostituiti con un'altra famiglia che disponesse dei mezzi per lavorare la terra. L'indomani, mio nonno ed il fratello, furono rilasciati tra Barbara ed Ostra Vetere e fecero ritorno a casa purtroppo recando la triste notizia alla famiglia, in trepida attesa, di non aver potuto portare indietro i buoi, ma aver avuto solo salva la vita. La famiglia, sopperi' al disastro solo grazie alla  solidarieta' dei vicini  che, all'epoca, era il valore aggiunto della civilta' contadina. Quella solidarieta' che soprattutto si palesava all'epoca della mietitura dove tutti si prodigavano da una famiglia all'altra per portare a casa il raccolto poi da dividere col padrone.
I miei nonni, mi raccontarono molto di quel triste e durissimo periodo, ma un fatto in particolare vorrei citare perche' lo reputo estremamente interessante e purtroppo molto attuale .  
Sempre di sera, all'imbrunire, sentirono bussare alla porta della stalla, ed il capoccia, il capofamiglia, si affaccio' e vide 2 persone che in maniera furtiva ceravano riparo.
Subito scesero a sentire cosa volessero e quali fossero le loro intenzioni,  si trovarono di fronte a 2 poveri ragazzi dai tratti irriconoscibili dagli stenti. A quel punto si prodigarono tutti  in famiglia per dare loro conforto e li accudirono e li rifocillarono come figli soprattutto le donne di casa. Ferite gravi ai piedi, fame cronica, stracci addosso.
Erano 2 giovani in fuga, militari che non avendo aderito alla Repubblica Sociale l'8 di settembre del '43, furono spediti nei campi di concentramento in Polonia.
Riuscirono in qualche modo a fuggire ed iniziarono un' impossibile quanto pericolosissimo viaggio di ritorno a piedi e con mezzi di fortuna verso casa viaggiando di notte per non farsi sorprendere. Provate ad immaginare anche solo per un momento che cosa significhi affrontare un viaggio del genere senza sapere dove stai andando e senza sapere se e dove arriverai. I ragazzi erano di Montefano, quando arrivarono quella sera all'Acquasanta, nonostante le precarie condizioni, erano col morale alle stelle perche sentivano quasi l'odore di casa e le voci ed i profumi familiari.
L'indomani, non ci fu' modo di convincerli a restare ancora per poi partire di sera, e infatti di primo pomeriggio si vollero per forza mettere in cammino.
Si inoltrarono lungo il fosso del Lupo, per capirci il fosso che conduce all'odierno Scorcelletti, perche andavano a guadare il fiume Esino in zona Pantiere. Quando furono sulla attuale ex ss 76, dove ora sorge Villa Serena, chiesero indicazioni su quale direzione prendere e lo fecero purtroppo rivolgendosi ad un fascista locale che apparentemente li assecondo, ma poi li condusse al piu' vicino comando tedesco.
Furono riportati di nuovo indietro in un altro campo di concentramento ed alla fine di tutto, solo uno dei 2 torno' vivo.
L'altro purtroppo morì di stenti nel campo di concentramento senza più rivedere la sua casa .
A questo punto, mio nonno, con le lacrime agli occhi e le immagini di quei giovani, continuava sempre alla stessa maniera dicendomi della fine che tocco' al fascista traditore. Alla Liberazione fu ritrovato giorni dopo in un campo di granoturco vicino Corinaldo!
Dicevo che questo fatto è purtroppo attuale perchè non ho potuto fare a meno di associarlo a quanto è successo a Fermo qualche settimana fa.
Un uomo e sua moglie fuggono dalla guerra, dalle persecuzioni dopo aver perso figli e genitori uccisi da un oppressore spietato, attraversano un continente, subiscono maltrattamenti e sevizie prima di partire su un barcone che forse li porterà in salvo, forse li seppellirà in fondo al mare. Ci arrivano in salvo, vengono accolti e curati , viene loro ridata una speranza di libertà e di vita. Poi improvvisamente quella violenza da cui sono fuggiti si manifesta in un insulto, un pugno e la morte. 
Si muore così stupidamente e inutilmente a causa dell’ ignoranza, della discriminazione e del mancato rispetto della vita umana allo stesso modo e con la stessa ferocia con cui il fascista denunciò e mandò a morte i due ragazzi di Montefano e con cui tanti italiani fascisti mandarono alla deportazione e al massacro migliaia di italiani, ebrei, nomadi, omosessuali, antifascisti.
Non possiamo tollerare che fatti come questi accadano, così come da più di 70 anni condanniamo il fascismo e le sue terribili conseguenze oggi dobbiamo con la stessa forza condannare il razzismo e ogni forma di discriminazione che sono sempre state alla base delle ideologie nazifasciste.
Così come non possiamo pensare di rapportare sullo stesso piano chi 70 anni fa è morto per la libertà e chi è morto perché quella libertà la negava, allo stesso modo non possiamo tollerare che oggi la verità venga manipolata per scagionare chi ha insultato e provocato la morte di una persona.
Se Belvedere esattamente 72 anni fa' fu liberata e tutto il Paese in breve fu liberato dagli oppressori nazi-fascisti, questo lo dobbiamo alle tante donne ed ai tanti uomini che misero da parte il loro credo politico, la loro fede, le loro diseguaglianze sociali per raggiungere con forza e spesso pagando un prezzo altissimo, donando la propria vita, l'obiettivo comune! La liberta'!
Ce la fecero, ma la cosa piu' bella fu' che tutto cio' produsse un lavoro, fatto all'indomani e che fu estenuante e difficoltoso, svolto da tutte le parti politiche di allora. Comunisti, Democristiani, Socialisti, Repubblicani,  insomma tutte le forze antifasciste si riunirono in una Costituente e diedero vita alla Carta Costituzionale. Si scrissero le regole. Si dichiarò su cosa fosse fondata la nostra Repubblica all’art.1. Sul lavoro!
 La Costituzione, e' il testo di riferimento perché scritto con la massima chiarezza possibile e con la massima essenzialita' possibile allo scopo di non lasciare adito alle interpretazioni. Per questo e' ritenuta, non a caso, la più bella Costituzione del Mondo. 
La Costituzione signori, non fu scritta con l'inchiostro,  bensi' col sangue di coloro che combatterono per ottenere la liberta'.
E' un testamento di 100.000 morti.
Noi non crediamo alle mistificazioni che vogliono farci credere che la Costituzione è responsabile della ormai inesauribile crisi economica, della perdita del lavoro, addirittura del terrorismo!
La nostra Costituzione parla di lavoro come fondamento della democrazia, contiene le basi per eliminare gli ostacoli allo sviluppo economico e parla di pace e ripudio della guerra. 
Parla di uguaglianza, di giustizia sociale e contiene le regole per l’attuazione e la piena realizzazione di ogni cittadino all’interno della società democratica.
Permettetemi di citare uno dei passi più belli della nostra Carta : “la sovranità appartiene al popolo” quindi ci dice che siamo noi gli artefici della nostra vita democratica, ci vengono dati gli strumenti per partecipare attivamente alla vita politica del nostro paese.
Calamandrei, nel famoso discorso ai giovani sulla Costituzione diceva: "sulla Liberta' bisogna vigilare ogni giorno dando il proprio contributo alla vita politica" riferendosi all'indifferentismo nei confronti della politica.
Indifferenza che egli considerava giustamente un offesa alla Costituzione.
Quindi non serve cambiare una Costituzione già di per se perfetta, serve solo attuarla, e non sono solo le forze politiche  a doverlo fare ma soprattutto i cittadini esercitando quella sovranità che è stato uno dei beni più preziosi conquistati con la lotta di Liberazione,  non dimentichiamoci che esattamente 70 anni fa le donne per la prima volta poterono votare!
Questo Paese ha conosciuto momenti difficili, periodi tragici, le stragi, il periodo della strategia della tensione, il tentato golpe, le lotte per la conquista dei diritti, gli attentati a politici e sindacalisti e tanto altro. Se siamo ancora qua’, lo dobbiamo senza dubbio all’impianto della nostra Costituzione.
 La nostra Costituzione, e’ stata pensata per sopperire ai momenti di difficolta’ del Paese,  come uno strumento di garanzia per il popolo, vigilando con gli strumenti previsti, sui poteri dei governi che deviassero verso derive non democratiche.
Non a caso, per modifiche importanti (come le attuali), fu’ gia’ prevista la consultazione popolare. Quindi la consultazione che ci attende, non e’ un regalo del governo che in uno slancio buonista ci concede tale privilegio.
A noi tutti, uomini e donne, ora, tocca un compito importante. Come lo fu’ allora, 72 anni fa’!
Onorare la Carta Costituzionale difendendola da stravolgimenti ingiustificabili.
Lo possiamo fare….lo dobbiamo fare!...per i 100.000 morti compresi quelli di Belvedere e per garantire ai nostri figli un futuro democratico e di pace! E....soprattutto, per non doversi vergognare mai!
Viva i Partigiani! Viva la liberta’! Viva la Pace! Evviva la Costituzione!



Maurizio Gabrielli

sabato 16 luglio 2016

Appuntamenti mese di Luglio

Care e Cari tutti,
siccome ci attende un periodo intenso di impegni, cerco di elencarli tutti i vari appuntamenti che ci attendono:

·         SABATO 16 LUGLIO ore 17.30 Porta Valle  MANIFESTAZIONE PER LA PACE organizzata dalla Comunità bengalese di Jesi e della Vallesina. http://www.comune.jesi.an.it/opencms/export/jesiit/sito-JesiItaliano/Contenuti/Eventi/2016/visualizza_asset.html_1880218128.html
·         LUNEDI 18 LUGLIO ore 18.30  incontro del Comitato per il no presso la sede dell’ARCI
·         LUNEDI 18 LUGLIO ore 21.15 Piazza Kennedy a Moie incontro organizzativo Pastasciutta Antifascista
·         MERCOLEDI 20 LUGLIO ore 21.00 Piazza Baccio Pontelli CELEBRAZIONI DELLA LIBERAZIONE DI JESI
·         SABATO 23 LUGLIO ore 15.30 Comitato Provinciale ANPI Ancona Presso la casa delle Donne di Jesi  (Via Colocci 6)
·         SABATO 23 LUGLIO Ore 18.00 Festa casa delle Culture Moie in Piazza Kennedy a Moie
·         LUNEDI 25 LUGLIO ORE 18.00 Piazza Kennedy Moie Pastasciutta antifascista https://www.facebook.com/events/1014875441895626/
·         MARTEDI 26 LUGLIO ore 21.00 Celebrazione Liberazione di Belvedere Ostrense con l’orazione di MAURIZIO GABRIELLI

Abbiamo bisogno del contributo di tutti…non mancate

Daniele Fancello


CONVOCAZIONE COMITATO PROVINCIALE

Care Compagne e cari compagni, e convocato il Comitato Provinciale dell'Anpi per

                                           SABATO  23  LUGLIO  alle ore 15,30

                               Presso la  SEZIONE  DI   JESI  in VIA  COLOCCI 6

per discutere il seguente O.d.G :

1) Comunicazioni del Presidente
2) Situazione Finanziaria
3)Iniziative per il Referendum
4) Problemi Organizzativi
5) Varie ed eventuali

Siete pregati di avvertire i componenti del comitato delle vostre sezioni perchè ancora qualcuno non è inserito.
Fraterni saluti                                                             Il Presidente

                                                                                Alessandro  Bianchini

venerdì 8 luglio 2016

PASTASCIUTTA ANTIFASCISTA

Lunedì 25 luglio 2016 a Moie di Maiolati Spontini in piazza Kennedy dalle ore 18:00 si terrà la  “Pastasciutta antifascista”, festa organizzata dalle sezioni ANPI di Jesi, Moie, Serra San Quirico, Ostra, Chiaravalle e Ancona.
L’evento nasce dalla voglia di festeggiare e richiamare alla memoria il 25 luglio del 1943, quando fu grande festa in tutto il Paese per la caduta del fascismo e la famiglia Cervi a Campegine, insieme ad altre, portò la pastasciutta in piazza nei bidoni per il latte. La festa sarà in collegamento con l’Istituto Cervi di Gattatico (RE) e altre decine di piazze italiane in cui si svolgerà in contemporanea la “Pastasciutta antifascista”.
A tutti i partecipanti la pasta verrà offerta gratuitamente, inoltre saranno presenti stand gastronomici. La serata sarà animata dalla musica del gruppo musicale “Gang”, dal Coro 24 marzo e dal Dj Mescal, oltre che da mostre fotografiche e laboratori per i bambini.
Saranno presenti i banchetti delle sezioni ANPI, organizzatrici dell’evento, e delle seguenti associazioni: CGIL, FIOM, SPI, Movimento delle Agende Rosse Ancona e Provincia, Italia Cuba Senigallia, Arci Jesi e Fabriano, Casa delle Culture Jesi, Casa delle Donne Jesi, Emergency, Consulta per la Pace Jesi, Casa delle Culture Moie, Centro Studi Libertari Jesi, Ya Basta Marche, Comitato per il No Jesi e Vallesina.

Partecipate numerosi! 



mercoledì 6 luglio 2016

Commemorazione eccidi di Chigiano e Valdiola: l'orazione di MATTEO PETRACCI

Chigiano, 3 luglio 2016.

Ci sono cose che non sono misurabili.
Esistono ma non hanno peso, non hanno altezza, non hanno profondità né lunghezza.
Non le vediamo, non le possiamo toccare ma sappiamo che ci sono. Esistono in noi ed intorno a noi.
I sentimenti, ad esempio, o il ricordo di una persona che non c’è più, come Bruno [Taborro]. Il ricordo di Bruno è qualcosa di immateriale. Non possiamo misurarlo ma c’è, lo sentiamo vivo, e lo teniamo vivo.
L’antifascismo è anche questo. È innanzitutto un sentimento e, come tale – ha sostenuto Paul Corner - può essere manifesto, represso o vissuto in silenzio.
Un sentimento particolare, che, come la Costituzione italiana, nasce da una precisa esperienza storica e viene tramandato di generazione in generazione.
La Costituzione italiana, come è riconosciuto, è democratica ed antifascista perché frutto dell’esperienza storica del fascismo e dell’antifascismo che, attraverso essa, ha trovato la sua declinazione positiva: ciò che il fascismo aveva negato la Costituzione afferma:
-          L’uguaglianza dei cittadini, e l’impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono un pieno conseguimento.
-          I diritti politici, i diritti civili ed i diritti sociali che essa afferma.
-          Il ripudio della guerra.
La Costituzione italiana è democratica ed antifascista perché, per i suoi oppositori, non prevede la condanna al carcere o l’invio al confino, istituti e forme di persecuzione invece utilizzati dal fascismo:
-          Decine di condanne a morte comminate dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato
-          Oltre 27.000 anni di carcere a cui sono stati condannati gli oppositori
-          Decine di migliaia di confinati ed ammoniti. Persone a cui, in nome delle loro scelte ideali, è stata cancellata ogni possibilità di vivere una esistenza serena.
È democratica ed antifascista perché, nei suoi articoli, tutti e complessivamente intesi, viene tracciata una visione della società dove il potere ed i meccanismi decisionali salgono dal basso verso l’alto, attraverso alcune previsioni: la centralità del Parlamento, il sistema di pesi e contrappesi, il riconoscimento dei corpi intermedi e del loro ruolo nella società.
Il fascismo, invece, proponeva una visione discendente del rapporto tra Stato e individuo, bonapartista. Una visione che non prevedeva mediazioni tra rappresentanti e rappresentati, dove il regime non trovava legittimazione politica attraverso lo svolgimento di libere elezioni ma attraverso un plebiscito, dove i rappresentati venivano chiamati ad esprimersi con un Si o un No sulla lista dei deputati.
Purtroppo, ad oltre 70 anni di distanza da quegli eventi, ci sono luoghi dove ancora la Costituzione non vige o ha smesso di essere vigente:
-          Le carceri
-          Le fabbriche e i campi esposti al caporalato, allo sfruttamento ed al lavoro schiavistico
-          Le corsie degli ospedali o le scuole dove i diritti costituzionali vengono erosi
-          Le nostre coste. Il mare. In mare non è soltanto la Costituzione a non essere più vigente, ma la stessa Legge del mare
Allora, per noi, l’antifascismo è quel sentimento che ci fa scattare ed indignare ogni volta che vediamo / sentiamo calpestare la Costituzione.
In questo senso, l’antifascismo e la memoria sono degli anticorpi.
Oggi siamo qui per ricordare la battaglia di Valdiola e gli eccidi di Braccano e Chigiano.
Siamo qui per commemorare. Cum – Memorare: Ricordare insieme, in modo solenne.
Ricordiamo insieme ciò che l’uomo può fare ad altri uomini quando li disumanizza, quando li rende meno che umani. E ciò costituisce una lezione valida allora, oggi e sempre.
Ricordiamo insieme i cinque giovani osimani picchiati, evirati, soffocati, buttati dal ponte e poi lapidati. E badate bene che non sono stati disumanizzati nel momento stesso in cui venivano seviziati ma sono stati disumanizzati prima, in quanto partigiani, bastardi, nemici politici a cui non concedere tregua e quartiere. Ed è ciò che ha reso possibile le sevizie.
Ricordiamo insieme Dimitrov, il giovane che stava con loro costretto ad assistere alla scena prima di essere fucilato. Uno dei 22 milioni di sovietici morti durante la seconda guerra mondiale. Sovietici che, secondo il progetto nazista, erano da considerarsi sub-umani, per i quali non valevano nemmeno le convenzioni internazionali e, per tale motivo, a milioni sono stati lasciati morire in prigionia.
Ricordiamo insieme milioni e milioni di morti. Donne e uomini spogliati della loro umanità e, in virtù di questo, sterminati:
-          6 milioni di ebrei
-          Centinaia di migliaia di rom e sinti
-          Omosessuali
-          Malati mentali
-          Decine di migliaia di slavi, greci ed etiopici gasati, arsi visi e fucilati, anche dall’Italia fascista
Insieme a questo, ricordiamo (e contemporaneamente celebriamo, in questo caso) ciò che le donne e gli uomini liberi e di buona volontà fanno quando vengono posti di fronte al dominio, alla sopraffazione ed al razzismo: si organizzano e si ribellano.
Oggi celebriamo le gesta di donne e uomini che, di fronte alla vigenza della legge della forza, si sono fatti fuorilegge.
Il 25 aprile è la nostra festa della Liberazione. Festeggiamo un’insurrezione, un atto di ribellione generale. Il 25 aprile è un atto di disobbedienza e la Costituzione che ne è frutto è frutto di un atto di disobbedienza.
Ricordiamolo ogni volta che l’orizzonte davanti ai nostri occhi sembra chiudersi.
Ricordiamolo ogni volta che la disumanizzazione del prossimo prepara alla sua messa a morte, o a lasciarlo morire nell’indifferenza.
Di fronte a questi scenari, il nostro sentimento ci dice che la disobbedienza è una virtù.
Dietro di me, in questa lapide, ci sono i nomi delle vittime degli eccidi. Sono nomi diversi, di diversa provenienza nazionale.
In questi giorni, dove sono in molti a farsi domande sulle sorti dell’Europa, noi ci troviamo qui, e ci chiediamo che tipo di Europa avrebbero voluto loro.
La Banda Mario era composta da italiani, britannici, francesi, sovietici, ebrei, slavi, eccetera, eccetera, eccetera. Partigiani, Partisans, Partizan, Partisanen. La stessa parola, le stesse ragioni, la stessa lotta.
A volte sembra esserci stata più identità europea allora tra queste montagne e queste valli che oggi in alcune sedi istituzionali, e forse, se volessimo risalire alle radici di questa identità, proprio tra montagne come queste dovremmo ricominciare a muoverci.
Un discorso di Franco Cingolani – nome di battaglia CiFra, ufficiale dell’esercito italiano che, dopo l’8 settembre del 1943, si era dato alla macchia ed aveva raggiunto il San Vicino - restituisce pienamente il clima che si respirava in quei giorni, spiega molto meglio delle mie parole quello che vorrei esprimere e, seppur pronunciato in occasione del Ventennale della Liberazione, rappresenta una riflessione sempre valida:
«Sentiamo ancora il calore che ci affratellava anche quando qualcuno cercava di opporci, di dividerci, di separarci; quando nulla poteva dividerci: quando la passione, l’ideale, il futuro era in ciascuno di noi così limpidamente configurato, che non resta difficile ritornare ai momenti più significativi di quelle giornate, di quelle serate, quando i colloqui in italiano, in slavo, in russo, in inglese, in somalo erano talmente comprensibili in un meraviglioso ricomporsi di una lingua universale, che solo la fratellanza umana poteva rendere possibile»

Ora e sempre Resistenza.
Matteo Petracci




Commemorazione eccidi di Chigiano e Valdiola: l'orazione di MATTEO PETRACCI

Chigiano, 3 luglio 2016.

Ci sono cose che non sono misurabili.
Esistono ma non hanno peso, non hanno altezza, non hanno profondità né lunghezza.
Non le vediamo, non le possiamo toccare ma sappiamo che ci sono. Esistono in noi ed intorno a noi.
I sentimenti, ad esempio, o il ricordo di una persona che non c’è più, come Bruno [Taborro]. Il ricordo di Bruno è qualcosa di immateriale. Non possiamo misurarlo ma c’è, lo sentiamo vivo, e lo teniamo vivo.
L’antifascismo è anche questo. È innanzitutto un sentimento e, come tale – ha sostenuto Paul Corner - può essere manifesto, represso o vissuto in silenzio.
Un sentimento particolare, che, come la Costituzione italiana, nasce da una precisa esperienza storica e viene tramandato di generazione in generazione.
La Costituzione italiana, come è riconosciuto, è democratica ed antifascista perché frutto dell’esperienza storica del fascismo e dell’antifascismo che, attraverso essa, ha trovato la sua declinazione positiva: ciò che il fascismo aveva negato la Costituzione afferma:
-          L’uguaglianza dei cittadini, e l’impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono un pieno conseguimento.
-          I diritti politici, i diritti civili ed i diritti sociali che essa afferma.
-          Il ripudio della guerra.
La Costituzione italiana è democratica ed antifascista perché, per i suoi oppositori, non prevede la condanna al carcere o l’invio al confino, istituti e forme di persecuzione invece utilizzati dal fascismo:
-          Decine di condanne a morte comminate dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato
-          Oltre 27.000 anni di carcere a cui sono stati condannati gli oppositori
-          Decine di migliaia di confinati ed ammoniti. Persone a cui, in nome delle loro scelte ideali, è stata cancellata ogni possibilità di vivere una esistenza serena.
È democratica ed antifascista perché, nei suoi articoli, tutti e complessivamente intesi, viene tracciata una visione della società dove il potere ed i meccanismi decisionali salgono dal basso verso l’alto, attraverso alcune previsioni: la centralità del Parlamento, il sistema di pesi e contrappesi, il riconoscimento dei corpi intermedi e del loro ruolo nella società.
Il fascismo, invece, proponeva una visione discendente del rapporto tra Stato e individuo, bonapartista. Una visione che non prevedeva mediazioni tra rappresentanti e rappresentati, dove il regime non trovava legittimazione politica attraverso lo svolgimento di libere elezioni ma attraverso un plebiscito, dove i rappresentati venivano chiamati ad esprimersi con un Si o un No sulla lista dei deputati.
Purtroppo, ad oltre 70 anni di distanza da quegli eventi, ci sono luoghi dove ancora la Costituzione non vige o ha smesso di essere vigente:
-          Le carceri
-          Le fabbriche e i campi esposti al caporalato, allo sfruttamento ed al lavoro schiavistico
-          Le corsie degli ospedali o le scuole dove i diritti costituzionali vengono erosi
-          Le nostre coste. Il mare. In mare non è soltanto la Costituzione a non essere più vigente, ma la stessa Legge del mare
Allora, per noi, l’antifascismo è quel sentimento che ci fa scattare ed indignare ogni volta che vediamo / sentiamo calpestare la Costituzione.
In questo senso, l’antifascismo e la memoria sono degli anticorpi.
Oggi siamo qui per ricordare la battaglia di Valdiola e gli eccidi di Braccano e Chigiano.
Siamo qui per commemorare. Cum – Memorare: Ricordare insieme, in modo solenne.
Ricordiamo insieme ciò che l’uomo può fare ad altri uomini quando li disumanizza, quando li rende meno che umani. E ciò costituisce una lezione valida allora, oggi e sempre.
Ricordiamo insieme i cinque giovani osimani picchiati, evirati, soffocati, buttati dal ponte e poi lapidati. E badate bene che non sono stati disumanizzati nel momento stesso in cui venivano seviziati ma sono stati disumanizzati prima, in quanto partigiani, bastardi, nemici politici a cui non concedere tregua e quartiere. Ed è ciò che ha reso possibile le sevizie.
Ricordiamo insieme Dimitrov, il giovane che stava con loro costretto ad assistere alla scena prima di essere fucilato. Uno dei 22 milioni di sovietici morti durante la seconda guerra mondiale. Sovietici che, secondo il progetto nazista, erano da considerarsi sub-umani, per i quali non valevano nemmeno le convenzioni internazionali e, per tale motivo, a milioni sono stati lasciati morire in prigionia.
Ricordiamo insieme milioni e milioni di morti. Donne e uomini spogliati della loro umanità e, in virtù di questo, sterminati:
-          6 milioni di ebrei
-          Centinaia di migliaia di rom e sinti
-          Omosessuali
-          Malati mentali
-          Decine di migliaia di slavi, greci ed etiopici gasati, arsi visi e fucilati, anche dall’Italia fascista
Insieme a questo, ricordiamo (e contemporaneamente celebriamo, in questo caso) ciò che le donne e gli uomini liberi e di buona volontà fanno quando vengono posti di fronte al dominio, alla sopraffazione ed al razzismo: si organizzano e si ribellano.
Oggi celebriamo le gesta di donne e uomini che, di fronte alla vigenza della legge della forza, si sono fatti fuorilegge.
Il 25 aprile è la nostra festa della Liberazione. Festeggiamo un’insurrezione, un atto di ribellione generale. Il 25 aprile è un atto di disobbedienza e la Costituzione che ne è frutto è frutto di un atto di disobbedienza.
Ricordiamolo ogni volta che l’orizzonte davanti ai nostri occhi sembra chiudersi.
Ricordiamolo ogni volta che la disumanizzazione del prossimo prepara alla sua messa a morte, o a lasciarlo morire nell’indifferenza.
Di fronte a questi scenari, il nostro sentimento ci dice che la disobbedienza è una virtù.
Dietro di me, in questa lapide, ci sono i nomi delle vittime degli eccidi. Sono nomi diversi, di diversa provenienza nazionale.
In questi giorni, dove sono in molti a farsi domande sulle sorti dell’Europa, noi ci troviamo qui, e ci chiediamo che tipo di Europa avrebbero voluto loro.
La Banda Mario era composta da italiani, britannici, francesi, sovietici, ebrei, slavi, eccetera, eccetera, eccetera. Partigiani, Partisans, Partizan, Partisanen. La stessa parola, le stesse ragioni, la stessa lotta.
A volte sembra esserci stata più identità europea allora tra queste montagne e queste valli che oggi in alcune sedi istituzionali, e forse, se volessimo risalire alle radici di questa identità, proprio tra montagne come queste dovremmo ricominciare a muoverci.
Un discorso di Franco Cingolani – nome di battaglia CiFra, ufficiale dell’esercito italiano che, dopo l’8 settembre del 1943, si era dato alla macchia ed aveva raggiunto il San Vicino - restituisce pienamente il clima che si respirava in quei giorni, spiega molto meglio delle mie parole quello che vorrei esprimere e, seppur pronunciato in occasione del Ventennale della Liberazione, rappresenta una riflessione sempre valida:
«Sentiamo ancora il calore che ci affratellava anche quando qualcuno cercava di opporci, di dividerci, di separarci; quando nulla poteva dividerci: quando la passione, l’ideale, il futuro era in ciascuno di noi così limpidamente configurato, che non resta difficile ritornare ai momenti più significativi di quelle giornate, di quelle serate, quando i colloqui in italiano, in slavo, in russo, in inglese, in somalo erano talmente comprensibili in un meraviglioso ricomporsi di una lingua universale, che solo la fratellanza umana poteva rendere possibile»

Ora e sempre Resistenza.
Matteo Petracci




L'eccidio della Valmusone. L'intervento di ANNARITA CAMERUCCI per l'ANPI

Buon giorno
Sono qui oggi,su invito del comune di Staffolo che ringrazio,come rappresentante dell’anpi  ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA ,per commemorare insieme a voi coloro che il 29 giugno 1944 ai lati di questo piazzale vennero uccisi dai nazisti ai fini di una rappresaglia.
Vorrei ricordare i loro nomi e la loro provenienza perché possano essere ricordati attraverso noi nella loro identità umana e non solo come semplici vittime. Anche perché pur non essendo cittadini di Staffolo, sono entrati a far parte della nostra storia e la loro tragica fine avvenuta nel nostro paese li ha resi in qualche modo nostri fratelli.Sono:
Alesci  Antonio nato a Bisaquino Palermo   di 24 anni
Farroni   Francesco nato a Cerreto d’Esi      di 29 anni
Galletti   Nando  nato a Visso  l’8 ottobre di 20 anni
Magnani  Domenico nato a Stradella Pavia  di 19 anni
Paparoni   Cleto nato a Tolentino  di 38 anni
Verducci  Alceste  nato a Tolentino   di 39 anni
Zini Anteo nato a Pesaro di 20 anni
Di eccidi di questo tipo ne fu piena l’Italia durante il periodo della guerra e ancor più della Resistenza,dove non solo i partigiani pagarono con la vita lo scotto  della libertà dall’invasione nazista e dal fascismo ,ma anche la popolazione civile ,donne vecchi e bambini,pagarono un tributo altissimo.
Questa che oggi noi ricordiamo è la memoria di un sacrificio che ritengo necessario ed estremamente importante tramandare,perché quel castello di libertà valori umani e democrazia che i giovani martiri hanno contribuito ad edificare a costo della loro vita,non debba crollare sotto il peso dell’indifferenza. In un periodo storico dove tutto questo sembra non avere più significato noi dobbiamo con determinazione ricordare e difendere quello che con il loro sacrificio ci hanno donato,cioè i valori racchiusi nella nostra costituzione, i valori della libertà,dell’uguaglianza(tema oggi quanto mai sentito),del lavoro, della sovranità popolare,cioè del popolo che partecipa in prima persona alla costruzione della vita democratica.
L’anpi ha come impegno principale quello di favorire e sostenere un dialogo con i giovani e con le scuole affinché i valori della nostra costituzione siano alla base della loro educazione alla convivenza civile, del concetto di giustizia e coscienza dei diritti e dei doveri ,e affermino oggi più che mai una democrazia avuta al prezzo di sacrifici e vite umane.
Sono molto onorata sia come membro dell’anpi ma anche come cittadina di Staffolo di commemorare una tragica storia che mi ha accompagnata fin dall’infanzia nei racconti dei miei familiari e concittadini,e che io stessa ho cercato di trasferire a mio figlio con tutto ciò che essa rappresenta ,perché cresca consapevole di quanto importante sia la libertà e la democrazia. Non bisogna mai dimenticare come disse Maria Cervi che nessuna conquista è per sempre che c’è sempre qualcuno interessato a togliercela ,per cui resistere non è solo un dovere ma una necessità.
Concludo citando la frase che Don Andrea Gallo  rivolta ai giovani
Cari ragazzi io a 17 anni e un mese con i partigiani ho visto nascere la democrazia ora sono vecchio devo vederla morire?

La speranza siete voi, restiamo umani.