mercoledì 9 luglio 2014

Commemorazione Martiri di Via Cannuccia di Raffaella Santoni

Sono qui in qualità di portavoce dell’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, per portavi il saluto di tutta l’associazione. In questo breve saluto vorrei innanzitutto ringraziare i familiari delle vittime per essere qui e vorrei ricordare i nomi dei civili innocenti uccisi barbaramente il 26 aprile del 1944 dai nazisti-fascisti:

Carbonari Cesare 15 anni
Carbonari Mario 17 anni
Carbonari Nazzareno 44 anni
Carletti Umberto 21 anni
Nicoletti Domenico 57 anni
Nicoletti Luigi 18 anni

Credo che sia doveroso ricordare queste persone morte ingiustamente perché meritano la riconoscenza della collettività.
E’ importante considerare che l’eccidio di via Cannuccia si inserisce in un contesto di violenza più ampio: i nazisti in quel periodo stavano mettendo in atto dei rastrellamenti che hanno coinvolto le colline e i paesi intorno a Jesi. Attraverso gli eccidi, i nazisti hanno compiuto degli atti di terrorismo perché volevano provocare uno scollamento tra la popolazione e la campagna, la campagna che era diventata un luogo più sicuro delle città che venivano ripetutamente bombardate. I contadini ospitarono gli sfollati, in alcuni casi aiutarono le bande partigiane ma pagarono sulla loro pelle l’aiuto prestato.
Il lavoro di ricerca compiuto sull’eccidio di via Cannuccia è molto importante perché ci permette di ridare un senso a quanto accaduto; ci permette di fare luce sui i singoli eventi attraverso i quali è possibile conoscere in maniera più completa il quadro storico in cui si inseriscono. Vorremmo ringraziare per questo  Adelmo Calamante, la sua sensibilità e la sua disponibilità, che lo hanno portato alla ricerca di informazioni, documenti e testimonianze per ricostruire i fatti dell’eccidio, fatti che ci auguriamo possano essere presto sistematizzati per essere messi a disposizione di quanti vorranno conoscere e approfondire questa parte della storia locale.
Adelmo è un esempio per tutti noi: dovremmo imparare a respingere l’indifferenza, dovremmo imparare a essere custodi responsabili del passato del nostro Paese e quindi anche dei fatti che anche hanno visto come protagoniste le nostre città. Grazie al lavoro di ricerca di Adelmo oggi con più consapevolezza ricordiamo i morti i cui nomi sono scolpiti su questo cippo: non dimentichiamoci mai che dietro a questi nomi ci sono delle vite spezzate, delle famiglie straziate dal dolore e segnate per sempre.
Voglio anche ringraziare tutti voi, ragazzi, le vostre famiglie, i vostri professori per essere qui, in particolare Claudio Sbaffi. E’ una bellissima iniziativa questa a cui avete preso parte, ci auguriamo che diventi un appuntamento fisso che vada ad arricchire le celebrazioni del 25 aprile nella nostra città.
Vedere tanti giovani presenti a queste iniziative è per noi motivo di speranza e di stimolo a continuare a lavorare all’interno dell’ANPI che ritiene la memoria  un elemento fondamentale per sfidare e progettare il futuro.
Ricordatevi, ragazzi, che voi sarete i cittadini di domani e che siete tra le ultime nuove generazioni che possono avere la fortuna di ascoltare le testimonianze dirette di chi ha vissuto l’esperienza tragica della guerra, se avrete questa possibilità fate tesoro di ciò che vi verrà raccontato.
Vorrei concludere raccontandovi di un incontro fortuito che ho avuto il 25 aprile dello scorso anno.
Dopo le celebrazioni, nel pomeriggio mi recai al cimitero, al Famedio, e per caso incontrai un anziano partigiano della nostra sezione che vive a Fano. Ci trovammo insieme di fronte alle lapidi e iniziò a raccontarmi di quando era ragazzo e di che cosa faceva con i suoi amici, alcuni dei quali erano sepolti lì, eternamente giovani perché uccisi, perché diventati martiri. A un certo punto mi guardò e mi disse:
<<Nei momenti più duri durante la Resistenza non avevamo paura perché sapevamo che stavamo facendo la cosa giusta. Quando moriremo anche noi, nessuno si ricorderà di quello che è stato.>>
Era commosso e lo ero anche io, ci abbracciammo e io gli feci una promessa: che noi giovani dell’ANPI avremmo fatto di tutto per mantenere viva la memoria. Oggi, parlando a voi ragazzi, sento che sto facendo qualcosa di importante per rispettare quella promessa.
Mi raccomando non siate indifferenti alla storia del nostro Paese.

A tutti buon 25 Aprile

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