lunedì 12 maggio 2014

Ricordo di Sauro Rosini

Sauro non c’è più. Ci ha lasciati sabato pomeriggio, alle sedici e trenta, quasi in punta di piedi.
Sauro Rosini non amava mettersi in mostra, e forse per questo nella sua vita non ha voluto ricoprire incarichi politici o sindacali, senza tuttavia rinunciare alle lotte, alle manifestazioni in difesa dei lavoratori e degli sfruttati. A quel bisogno di libertà e di giustizia, a quel sentimento di solidarietà,  a quella volontà di ricerca del bene comune è rimasto fedele per tutta la sua vita. Amava dire spesso: “quello che amo di più della mia vita politica è l’essere sempre rimasto coerente con le mie idee e soprattutto di essere sempre stato e di essere ancora un comunista”.
Lo aveva ripetuto anche pochi giorni prima di entrare in ospedale, a 89 anni finiti, ai ragazzi di una scuola media jesina che lo avevano invitato in occasione delle manifestazioni del 25  Aprile. Sì, perché Sauro Rosini è stato anche una partigiano, uno della 5^ brigata Garibaldi, che operava tra l’altro nella zona di Serra San Quirico e del San Vicino.
Ma sempre per quella sua indole schiva amava ripetere: “tengo subito a precisare che non sono stato un eroe; i partigiani più anziani quasi a proteggerci, avevano destinato noi più giovani ed inesperti a compiti logistici”.
Ma non è facile, per un diciottenne quale lui era, neppure stare di sentinella la notte, affrontare lunghe marce nella neve, magari per andare a recuperare le armi e le provviste lanciate dagli aerei alleati, recuperare i corpi dei compagni trucidati e seviziati dai nazifascisti per dare loro una sepoltura.
Di questo parlava Sauro, sorvolando sugli aspetti più crudi a quei tredicenni che lo ascoltavano rapiti in silenzio e anche lui sembrava aver riacquistato la freschezza dei suoi diciotto anni, in mezzo a qui ragazzi che gli si stringevano attorno per vederlo da vicino, toccarlo, farsi una foto insieme a lui.
Quella mattina, conclusa la manifestazione, Sauro era raggiante: più volte andava ripetendo.”sono stato proprio bene!” e forse aveva visto in quella manifestazione di affetto la realizzazione di un obiettivo, comune a quanti hanno partecipato alla Lotta di Liberazione e a quelli che, oggi, nell’ANPI ne stanno raccogliendo il testimone: quello di far conoscere alle nuove generazioni gli ideali di giustizia e di libertà che hanno spinto tanti giovani a lasciare le loro case salire poi in montagna, affrontando una vita di rinunce e di sacrifici e con la morte sempre in agguato.

Oggi che Sauro non c’è più ci piace ricordarlo così, con il sorriso sulle labbra, mentre ci mostra i due tesori a lui più cari: le tessere del Partito Comunista e dell’ANPI, quasi a ribadire ancora in un estremo saluto la sua fede incrollabile: Comunista e Partigiano! 

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