martedì 24 giugno 2014

Commemorazione Martiri XX Giugno 1944 di Andrea Mazzarini

COMMEMORAZIONE MARTIRI XX GIUGNO 1944
Buonasera a tutti e grazie di essere qui fedeli a questa data.
Sono Andrea Mazzarini rappresentante dell’A.N.P.I. di Jesi e su invito del
Presidente e dei compagni ho accettato di commemorare la ricorrenza
dei Martiri XX Giugno. Accettato con onore ma anche con pudore e
rispetto perché sono nato e cresciuto in via Roma, e per me come per
molti del quartiere, questo episodio ha segnato e significato moltissimo.
Voglio innanzitutto rivolgere un pensiero ed un saluto ai familiari di questi
sette giovani, consapevole che nessuna parola potrà mai lenire il dolore e
l’assenza: ai Comitati Provinciali A.N.P.I. di Agrigento e Reggio Calabria
abbiamo inviato una nostra comunicazione. Un saluto alle Autorità,
a tutte le Associazioni e a quanti con la loro presenza vogliono onorare
questi ragazzi Partigiani appartenenti ai G.A.P. di via Roma,
assassinati dai fascisti il 20 Giugno 1944.
Ricordo i loro nomi.
Armando e Luigi Angeloni: fratelli, 25 e 18 anni
Mario Saveri: 23 anni
Alfredo Santinelli: 18 anni
Francesco Cecchi: 18 anni, tutti di Jesi
Calogero Graceffo: 20 anni, di Agrigento
Enzo Carboni: 20 anni, di Sant' Eufemia d’Aspromonte
Ricordo i fatti.
In tutti i paesi occupati la Resistenza contribuì a rendere evidente il
carattere di guerra per la libertà e democrazia assunto dalla lotta contro
i progetti totalitari di fascismo e nazismo. Le ambizioni dittatoriali non
lasciavano spazio ad altre soluzioni ed erano inevitabilmente destinate a
scontrarsi con la reazione delle popolazioni coinvolte.
Guerra civile, guerra patriottica di liberazione nazionale, guerra di classe:
in tutti i movimenti partigiani d’Europa e soprattutto in Italia, queste tre
componenti si sovrapposero, intrecciandosi in modo inestricabile.
Questa la grande Storia.
La piccola Storia ci porta in questo campo di grano.
I fatti e le testimonianze sono riportate in pochi testi ma sono stati tramandati
con intima dignità dalla gente di un quartiere offeso e violentato eppure
orgoglioso e mai dimentico delle sue origini.
Il rastrellamento in via Roma, lo smarrimento, la paura, la lunga fila
camminante addentrarsi nella campagna di Montecappone - non è la solita
retata di uomini di lavoro - di nuovo la paura: il tradimento …. la selezione...
…. sette sì … la tortura … la fucilazione in questo luogo … lo sfregio dei corpi...
…. qualcosa che supera ogni umana comprensione e perdono.
E sono morti soli, senza neanche poter scrivere un ultimo pensiero,
nel pieno della stagione irripetibile e straordinaria della Vita, ad un mese
esatto dalla Liberazione della città, ad un passo dalla conquista della libertà.
70 anni sono passati da quel giorno. Una vita.. eppure ieri. E vorrei che in
questa occasione fossimo capaci di tramutare gli anni in emozione e ricordare
come vivi questi ragazzi a cui è stata tagliata la giovinezza e la speranza,
perché credo solo così, e non con l’ufficialità, si rinnova e tramanda il ricordo.
In questi giorni più volte mi sono chiesto qual’è il modo giusto e sincero per
onorare questi episodi, e credo sia - al di la di ogni discorso ed ogni bandiera -
con l’essere qui, con l’impegno e la fatica nel ricordare anche il dolore, con la
presenza vitale di questi ragazzi delle scuole e del progetto “La Memoria va in
bici” con cui abbiamo condiviso una emozionante e festosa celebrazione del
25 Aprile, ripercorrendo e recuperando il significato sociale, politico e laico dei
nostri luoghi della memoria: gli orti Pace, via Cannuccia, qui, il muro delle
Pupille forato dai proiettili … vi assicuro che vedere tanta partecipazione di
ragazzi, genitori ed educatori è stato un grande momento di libertà.
Vorrei concludere con un invito e con la lettura di un testo.
L’invito a tutti noi a non chinare la testa, a ripudiare l’atto bestiale della
guerra e considerare la Resistenza - mai compiuta – come valore assoluto;
a rispettare, onorare e vigilare la nostra Carta Costituzionale Repubblicana,
e nel sentire profondamente ogni ingiustizia, farsi promotori di legalità e
moralità in una società purtroppo sempre più immemore e degradata:
lo dobbiamo ai nostri Padri e lo dobbiamo ai nostri Figli.
Il testo invece è tratto dal “Partigiano Jonny” di Beppe Fenoglio, forse il
libro più autentico e profondo sulla Resistenza italiana. E’ il momento
decisivo della “partenza per la montagna”, della scelta che una
generazione – tra loro i sette ragazzi che qui ricordiamo – ha dovuto
affrontare: la scelta di combattere dalla parte giusta.
Io desidero ricordarli così.
“Partì verso le somme colline, la terra ancestrale che l’avrebbe aiutato nel
suo immoto possibile, nel vortice del vento nero, sentendo com’è grande
un uomo quando è nella sua normale dimensione umana. E nel momento
in cui partì, si sentì investito in nome dell’autentico popolo d’Italia,
ad opporsi in ogni modo al fascismo, a giudicare ed eseguire,
a decidere militarmente e civilmente.
Era inebriante tanta somma di potere, ma infinitamente più inebriante la
coscienza dell’uso legittimo che ne avrebbe fatto.
Ed anche fisicamente non era mai stato così uomo,
piegava erculeo il vento e la terra”.
Andrea Mazzarini
Jesi, 20 Giugno 2014













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