domenica 2 novembre 2014

Intervento di Raffaella Santoni alla presentazione di "Bandiera rossa sul Campanile"

Sono Raffaella Santoni e mio nonno, Attilio Santoni, è colui che ha messo la bandiera rossa sul campanile. Vorrei ringraziare gli autori e tutti coloro che hanno collaborato alla stesura di questo volume che in maniera rigorosa riannoda le fila di avvenimenti e personaggi del ventennio fascista della nostra città, strappando dall’oblio o dall’indifferenza fatti e persone importanti della storia locale.
Sono orgogliosa che per quest’opera sull’antifascismo jesino sia stato scelto proprio questo titolo.
In altre circostanze in cui ero presente, il gesto della bandiera sul campanile è stato citato e ricordato.
Certamente ne sono felice, vorrei però che non si dimenticasse che questo atto non è stato un gesto estemporaneo nella vita di mio nonno, che al contrario sin da giovanissimo ha scelto di essere antifascista, pagandone le conseguenze, e lo è stato per tutta la sua vita, con coerenza, onestà e generosità.
Nel libro un passo mi ha colpito particolarmente: gli antifascisti «locali» come i fratelli Severini, Berti, Liuti, Santoni e altri, sono stati identificati come una sorta di testimonianza vivente, rappresentanti di un antifascismo esistenziale.
Io oggi vorrei ringraziare quegli antifascisti, perché la loro vita è stata un esempio che ha avuto un’efficacia arrivata fino alla mia generazione.
Ne è una dimostrazione il fatto che siamo in tanti, noi giovani, a essere iscritti all’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), perché crediamo nella libertà, nella democrazia, nella giustizia sociale, ideali che la mia famiglia mi ha sempre trasmesso.
Attraverso l’A.N.P.I. ci impegniamo a tenere viva e a tramandare la memoria, ma anche a tutelare nella società civile, i valori che dalla lotta di liberazione, nei quali crediamo fermamente, si sono tramandati nelle istituzioni e nella società.

Gli uomini e le donne antifascisti, i partigiani e le partigiane, hanno seminato un seme, un seme che in me e in tanti altri giovani ha germogliato; ancora una volta li ringrazio dal profondo del cuore, per questo dono grande e prezioso.

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