Venerdì 24
ottobre, alle ore 17.30, presso la Sala Maggiore del Palazzo della Signoria,
verrà presentato il libro: “Bandiera
rossa sul campanile. Antifascisti (e fascisti) a Jesi” , autori Aroldo
Cascia e Patrizia Rosini, edito da “affinità
elettive”.
L’iniziativa
è stata promossa dall’Istituto Gramsci Marche, dall’Anpi di Jesi, dall’Istituto
Storia Marche e gode del Patrocinio del Comune di Jesi, Assessorato alla
cultura.
Aroldo
Cascia, professore di geografia generale ed economica, è stato sindaco di Jesi
dal 1975 al 1983, poi senatore dal 1983 al 1992 nelle liste del PCI, ha diretto
negli anni sessanta il periodico “Il
Dialogo”. E’ coautore di Storie di
Jesi sovversiva e di Dignità
conquistata, da contadini ad agricoltori nelle Marche.
Patrizia
Rosini, docente di materie letterarie nelle scuole superiori di Jesi, è sindaco
di Staffolo. E’ coautrice di L’altra
guerra. Le memorie di Kruger Berti.
Del volume
parleranno Amoreno Martellini, docente di Storia presso l’Università di Urbino
e Direttore dell’Istituto di Storia Marche, e Roberto Petrini, giornalista de
La Repubblica.
Il titolo
del saggio prende spunto da un episodio del 21 aprile 1931 (Natale di Roma) quando l’anarchico Attilio Santoni, assieme adAlberico Sabatini
e Bruno Renzi, nottetempo salì sul campanile del Duomo ed issò una bandiera
rossa con la scritta: “viva la
Spagna-risvegliamoci”. In Spagna, nelle elezioni del 12 aprile 1931,
avevano vinto i repubblicani, era stato allontanato il re e proclamata la
repubblica.
Il lavoro di
Cascia e Rosini riprende la storia cittadina là dove “Storie di Jesi sovversiva” (Aroldo Cascia/Pietro Fanesi, Il lavoro editoriale, 1955) si era
fermato, cioè all’avvento del fascismo. Il libro riannoda il corso degli eventi
e racconta le vicende vissute da tutti coloro, anarchici, repubblicani,
socialisti, comunisti, cattolici che, a Jesi, si opposero
durante il ventennio al potere del regime mussoliniano cercando di mantenere
viva la fiducia nella riconquista delle libertà democratiche andate perdute
durante la dittatura.Sullo sfondo della ricerca emergono anche, come del resto
recita il titolo, anche figure di fascisti che hanno avuto un ruolo importante
nella vita cittadina.
Contrariamente
a quanto avvenuto nella maggior parte d’Italia, nelle elezioni del 1924, il
fascismo a Jesi subì una cocente sconfitta,più di trecento jesini, tra gli anni
venti e trenta, furono schedati dalla polizia fascista nel “casellario giudiziario centrale” a Roma
(molti di più aggiungendo ad essi quelli schedati solo negli elenchi della
questura). Tutto questo testimonia l’ampiezza di una opposizione che però incontrava
molti ostacoli ad agire sul piano concreto in anni in cui il fascismo godeva di
un ampio consenso tra le masse.
Il volume di
Cascia e Rosini, ricco di personaggi e
di vicende,oltre a ricostruire un periodo importante di storia jesina, mette a fuoco anche le difficoltà da parte di coloro
che si opponevano, pur numerosi, a
trovare la forza e il coagulo necessari per lottare efficacemente contro un
potere nel suo momento di massimo vigore.
“ Gli autori di questo
volume non dimenticano mai da che parte stare, – scrive nella Prefazione al
libro lo storico Massimo Papini – ma lo
fanno da storici e non da tifosi, ben sapendo che ogni avvenimento, ogni personaggio,
deve passare la verifica storica e questa deve essere onesta fino in fondo. Ben
sapendo, in fin dei conti, che è proprio nel dna dell’antifascismo il rispetto
della verità. Solo allora lo storico può procedere nel suo lavoro e scoprire
che l’antifascismo, prima di essere un valore, o proprio per diventare tale, è
stato il percorso umano di donne e uomini che hanno vissuto sulla loro pelle il
travaglio di chi non accettava le regole di un sistema totalitario, negatore
delle libertà fondamentali. Forse solo attraverso la ricostruzione delle loro
esperienze, individuali e poi collettive, si arriva a percepire il valore
storico dell’antifascismo e la sua attualità”.
In appendice al
volume sono riportati i nomi di tutti gli jesini che la polizia fascista schedò
nel “casellario giudiziario centrale di
Roma”.
Nessun commento:
Posta un commento